Il valore di una persona oggi si misura solo col denaro? È questa la dura realtà in cui viviamo, secondo Papa Francesco. Nella sua nuova enciclica, il Pontefice denuncia un mondo dove “tutto si compra e si vende“. Sempre più spesso, “il senso del proprio valore sembra dipendere da ciò che si riesce ad accumulare con il potere del denaro”. Viviamo in una prigione dorata, incatenati a un sistema che ci spinge a consumare senza sosta, incapaci di guardare oltre le nostre “immediate e insignificanti necessità”
.
Ma è possibile sfuggire a questo ingranaggio spietato? Papa Francesco offre una via d’uscita, ricordando che “solo l’amore di Cristo può liberarci da questa folle corsa”. Un amore che “ridà un cuore al mondo”
e riaccende la capacità di amare, anche quando sembra perduta per sempre.
E noi? Stiamo sacrificando il nostro benessere per inseguire una crescita economica sfrenata? Ci stiamo dimenticando del valore di una vita serena, fatta di compassione e misericordia? Il monito è chiaro: “A che serve guadagnare il mondo intero, se poi si perde la propria anima?”
(Marco 8:36).
Non possiamo ignorare le conseguenze di un modello di sviluppo che, pur generando ricchezza, ci spinge sempre più lontano da una vita autentica e appagante. Corriamo senza sosta, inseguendo obiettivi sempre più ambiziosi, mentre ansia e depressione si diffondono come un’epidemia silenziosa. Nel frattempo, il nostro ambiente viene devastato dalla speculazione edilizia, il turismo di massa satura le nostre città, e le infrastrutture non riescono a tenere il passo con una popolazione in continua crescita.
La verità è semplice ma scomoda: una crescita economica che non investe nello sviluppo umano non è solo insostenibile, ma anche profondamente immorale. Il cristianesimo non è nemico della crescita economica, ma questa deve essere guidata da principi etici e biblici. Come ricordano Stephen L.S. Smith ed Edd S. Noell, “una cultura e una governance sane sono fondamentali per una crescita economica che favorisca il vero fiorire umano”
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Eppure, le critiche non mancano. C’è chi denuncia il “quasi catastrofico” danno ambientale provocato dalla crescita insostenibile e chi sottolinea come l’esplosione di bisogni indotti dal mercato deformi i nostri desideri più autentici. Anche il presidente John F. Kennedy metteva in guardia: “La crescita economica senza progresso sociale lascia la maggior parte delle persone in povertà, mentre una minoranza privilegiata gode dei benefici dell’abbondanza crescente.”
Forse è giunto il momento di rallentare, di ascoltare chi chiede una vita più semplice e piena di significato, e di rimettere al centro i valori umani prima che sia troppo tardi.
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