Quando si parla di accettare la sconfitta, sono il primo a sostenere che farlo con dignità sia la scelta migliore.
Forse la mia esperienza di tifoso dello Sheffield United e dell’Inghilterra mi ha insegnato ad accettare le delusioni con compostezza, perché arrendersi con un malumore discreto è molto più dignitoso che fare una scenata.
Ma il Real Madrid, evidentemente, non la pensa allo stesso modo.
La decisione di boicottare l’intero Pallone d’Oro solo perché Vinicius Jr. non ha vinto è uno dei comportamenti più infantili mai visti nel mondo del calcio. “Se i criteri del premio non assegnano la vittoria a Vinicius, allora dovrebbero premiare Carvajal. Dal momento che non è così, è chiaro che il Pallone d’Oro non rispetta il Real Madrid. E il Real Madrid non va dove non è rispettato”.
Una dichiarazione che non solo fa sorridere, ma che sembra quasi strillare: “Se non giochiamo secondo le nostre regole, allora non giochiamo affatto!”
Rumors avevano iniziato a circolare ben prima della serata di gala, insinuando che il brasiliano, dato per favorito, non avrebbe ricevuto il prestigioso premio, che invece sarebbe andato a Rodri del Manchester City. E di fronte a questa possibilità, il club spagnolo è andato su tutte le furie, pubblicando un comunicato che sfiora il ridicolo per il tono vagamente infantile.
Non è mia intenzione entrare nel merito del dibattito su chi meritasse il premio tra Rodri e Vinicius. Potremmo discutere per ore senza trovare una conclusione definitiva. Tuttavia, questa presa di posizione mostra chiaramente come il Real Madrid ignori o scelga volutamente di ignorare il processo democratico di assegnazione del Pallone d’Oro.
Non esistono criteri specifici per scegliere il vincitore del premio: si tratta di una votazione. Un centinaio di giornalisti sportivi, provenienti dai cento paesi di vertice secondo il ranking FIFA, partecipano alla selezione. Ogni giornalista sceglie i suoi primi cinque candidati, assegnando sei punti al primo, quattro al secondo, tre al terzo e così via. Alla fine, i punteggi vengono sommati e, sorpresa delle sorprese, il giocatore con il maggior numero di punti vince. Non ci sono cene di gala, sponsor influenti o comitati segreti: è semplicemente il risultato di un processo democratico, semplice ed efficiente.
Il complottismo patetico del Real Madrid, insomma, non ha alcun fondamento.
In effetti, se la delegazione del Real Madrid, composta da ben cinquanta persone, non avesse boicottato la cerimonia, avrebbe avuto l’occasione di ritirare tre trofei: Carlo Ancelotti come miglior allenatore dell’anno, Kylian Mbappé come capocannoniere e, incredibile ma vero, il Real Madrid come miglior squadra dell’anno.
Ecco cosa significa “disprezzare” un club!
Ma a conti fatti, ci stupisce davvero che il Real Madrid non si sia presentato alla cerimonia? Solo lo scorso weekend l’intera squadra ha “dimenticato” di presentarsi anche per El Clásico…
Alcuni tifosi del Manchester United sembrano credere nei miracoli
Non appena lo United ha battuto il Leicester City in League Cup, alcuni dei miei amici più accaniti tifosi dei Red Devils hanno iniziato a dire “Ve lo avevo detto!”
con un certo entusiasmo.
In sintesi, sostenevano che la squadra avesse sempre avuto il potenziale per vincere 5-2, ma che fosse stato Erik ten Hag a bloccare questa potenza nascosta.
Un po’ di prospettiva è doverosa, signore e signori.
Prima di tutto, Ruud Van Nistelrooy ha schierato una squadra quasi al completo, mentre il Leicester ha giocato con una formazione composta principalmente da riserve. Se lo United non riesce a battere una squadra di riserve, allora ci sono problemi che nemmeno Sir Alex Ferguson potrebbe risolvere.
Anche la prestazione contro il West Ham United del weekend scorso, del resto, non era stata affatto negativa. Lo United avrebbe potuto, e dovuto, chiudere la partita sul 3-0. Peccato per la scarsa precisione sotto porta, non per la qualità del gioco.
Non fraintendetemi: non sto dicendo che fosse sbagliato licenziare Ten Hag. Era arrivato il momento. Ma qualsiasi tifoso dello United che pensa che il semplice licenziamento dell’allenatore sia sufficiente a risolvere tutti i problemi del club è tristemente illuso. Ci vorrà molto, molto tempo per riportare in alto questa squadra, sia che ci riesca Van Nistelrooy o, più probabilmente, Rúben Amorim.
Licenziare Ten Hag è stato solo il primo passo in un lungo percorso di redenzione calcistica per i Red Devils.
Certo, se oggi pomeriggio lo United riuscirà a schiacciare anche il Chelsea, allora dovrò rivedere le mie opinioni. E forse anche la dirigenza dello United dovrà ripensare alle sue scelte…
José Mourinho: una leggenda che ci manca!
Quanto mi manca il “Special One”!
José Mourinho è tornato al centro dell’attenzione del calcio inglese la scorsa settimana, quando la sua nuova squadra ha affrontato il Manchester United in Europa League. La partita si è conclusa 1-1, con Mourinho espulso dopo una scenata contro l’arbitro.
Ma il vero spettacolo è arrivato prima della partita, quando l’ex allenatore di Chelsea e Tottenham ha parlato del suo tempo a Old Trafford. Visibilmente commosso, quasi sul punto di piangere, ha ricordato il suo legame con Sir Alex Ferguson.
Poi, con il suo solito tocco ironico, ha parlato del 2018, anno in cui lo United chiuse al secondo posto dietro al Manchester City.
“Penso che abbiamo ancora una possibilità di vincere quel campionato perché forse puniranno il Manchester City con una penalizzazione di punti, e dovranno pagarmi il bonus e darmi la medaglia.”
Un’affermazione scherzosa, un po’ di humor.
Ma proprio questo è ciò che manca oggi nella Premier League, dove quasi tutti gli allenatori – con l’eccezione di Ange Postecoglou – sembrano aver perso il senso dell’umorismo. O, in alcuni casi, aver subito una totale trasformazione della personalità.
Non sarà più il manager invincibile di un tempo, ma Mourinho possiede ancora un’aura che pochi potranno mai eguagliare.
Foto: Franck Fife/AFP