“Le parti in guerra in Sudan hanno concordato una tregua di sette giorni a partire dal 4 maggio”, ha annunciato, martedì 2 maggio, il ministero degli Esteri di Juba
in una conversazione telefonica con il presidente del Sud Sudan Salva Kiir, generando speranza per la fine di settimane di spargimento di sangue.
Il capo dell’esercito sudanese Abdel Fattah al-Burhan e il suo vice diventato rivale, Mohamed Hamdan Daglo, che comanda le forze paramilitari Rapid Support Forces, “hanno concordato in linea di principio una tregua di sette giorni dal 4 all’11 maggio”, ha dichiarato il ministero in un comunicato.
Centinaia di persone sono state uccise e migliaia ferite nei combattimenti, mentre gli attacchi aerei e gli scambi di artiglieria hanno colpito vaste aree della città di Khartoum, provocando l’esodo
di migliaia di sudanesi verso i Paesi vicini.
Le due parti hanno anche concordato “di nominare i propri rappresentanti per i colloqui di pace che si terranno in qualsiasi luogo di loro scelta”, si legge nella dichiarazione di Juba.
Kiir ha parlato a Burhan e Daglo nell’ambito di un’iniziativa del blocco regionale dell’Africa orientale IGAD (Autorità intergovernativa per lo sviluppo), che ha spinto per la fine dei combattimenti, facendo eco agli appelli dell’Unione africana e della comunità internazionale.