Un ragazzo di 16 anni, Thomas Mifsud, sta combattendo contro un’ingiustizia che ha sconvolto la sua vita e quella della sua famiglia. Nonostante la sua passione per lo sport e i suoi sforzi per far parte di una squadra di handball, è stato escluso dal campionato semplicemente perché utilizza una sedia a rotelle. I suoi genitori hanno deciso di portare la questione in tribunale, denunciando apertamente quella che definiscono una discriminazione crudele e inaccettabile.
Thomas, un giovane pieno di energia e dedizione, aveva iniziato ad allenarsi con una squadra di handball locale, guadagnandosi un posto come portiere di riserva. “Amo lo sport, mi piace nuotare e passare il tempo in palestra. Non pensavo che la mia sedia a rotelle potesse fermare questo sogno”
, ha detto con amarezza. Eppure, quando il club ha avviato la procedura per la sua registrazione ufficiale, è arrivata la doccia fredda: il suo nome non poteva essere accettato.
I genitori, Nicolette e Samuel Mifsud, hanno raccontato che il rifiuto è stato motivato con vaghe preoccupazioni per la sicurezza. “La verità è che Thomas si era perfettamente integrato, i suoi compagni lo consideravano un amico e un atleta come tutti gli altri”
, hanno spiegato. Durante gli allenamenti, il ragazzo ha dimostrato di poter giocare senza problemi, rispettando tutte le regole di sicurezza e conquistando la fiducia del coach e dei compagni.
La MHA, però, ha escluso Thomas dalla competizione, citando regole mai applicate prima. “Non esiste alcuna norma che vieti esplicitamente ai giocatori su sedia a rotelle di partecipare”
, si legge nel reclamo legale presentato dai genitori. La famiglia ha inoltre evidenziato come la sedia a rotelle di Thomas sia progettata per lo sport, garantendo massima sicurezza sia per lui che per gli altri giocatori.
La situazione è diventata ancora più dolorosa quando, il 20 ottobre, Thomas non solo è stato escluso dalla partita, ma anche allontanato dalla squadra. Gli è stato vietato di indossare la divisa del team o di sedersi in panchina con i suoi amici. Invece, gli è stato indicato un posto nell’area spettatori accessibile, isolandolo completamente. “Non potevo sopportare di stare lì, lontano dai miei compagni. Ho deciso di non andare”
, ha raccontato il ragazzo, visibilmente deluso.
I genitori non si arrendono. “La decisione della MHA infrange la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità e contraddice il loro stesso regolamento di tutela”, dichiarano nel loro reclamo. Secondo loro, questa esclusione non è solo una violazione legale, ma un atto che distrugge i sogni di Thomas e lo priva della possibilità di praticare l’unico sport che può condividere con i suoi coetanei.
Per ora, il destino sportivo di Thomas resta incerto. La MHA, pur sostenendo di aver fatto tutto il possibile per includerlo, continua a sostenere che la presenza di una sedia a rotelle sul campo rappresenta un rischio. “Si appellano a regole inesistenti per giustificare una discriminazione evidente”
, replicano i genitori, pronti a portare la questione in tribunale.
Il reclamo legale è stato firmato dagli avvocati Eve Borg Costanzi, Stephen Thake e Robert Dingli. La famiglia Mifsud promette di non fermarsi finché Thomas non sarà autorizzato a partecipare come tutti gli altri ragazzi.
Foto: Nicolette Mifsud