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Malta

La Corte Penale accusa Netanyahu: un mandato che scuote la diplomazia

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La Corte Penale Internazionale scuote il panorama mondiale con una mossa clamorosa: un mandato d’arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu! Una decisione che ha già innescato una tempesta diplomatica e che coinvolge anche l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo militare di Hamas Mohammed Deif. Le accuse? “Crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi almeno dall’8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024.”  Un’accusa che pesa come un macigno, destinata a cambiare il corso della politica internazionale.

Malta, piccola ma influente, si schiera con l’Unione Europea per definire una risposta unitaria. “Siamo in stretto contatto con i nostri partner UE per determinare una posizione comune a seguito di questo sviluppo,”  ha dichiarato un portavoce del governo maltese. Ma non solo: il governo ribadisce il suo rispetto per il ruolo unico della Corte, sottolineando l’importanza dell’indipendenza e dell’imparzialità dell’istituzione.

Malta è impegnata nel raggiungimento di obiettivi cruciali, ha aggiunto il portavoce, “come il rilascio di tutti gli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza e in Libano, obiettivi che abbiamo già dimostrato di sostenere al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.”  Un richiamo alla stabilità in un momento di forti tensioni.

La Corte Penale Internazionale, istituita con lo Statuto di Roma del 2002, ha il compito di perseguire i crimini più gravi, ma non tutti gli stati ne riconoscono l’autorità. Israele, infatti, respinge categoricamente il mandato, sostenendo che la Corte non abbia giurisdizione sui suoi cittadini.

E l’Europa? Divisa più che mai. Il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán non ha usato mezzi termini, definendo la mossa della Corte “sfacciatamente cinica” e “un intervento politico in un conflitto in corso.”  Orbán si è spinto oltre, proponendo di invitare Netanyahu in Ungheria come segno di solidarietà.

Ma non tutti la pensano allo stesso modo. Il Primo Ministro irlandese Simon Harris e il Ministro della Difesa italiano Guido Crosetto hanno dichiarato che Netanyahu verrebbe arrestato se entrasse nei loro paesi. Crosetto ha però puntualizzato che “mettere Netanyahu sullo stesso piano di Hamas è un errore.” Anche il Ministro degli Esteri olandese, Caspar Veldkamp, ha preso una posizione netta, affermando che i Paesi Bassi arresteranno Netanyahu e interromperanno i contatti non essenziali con lui.

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Francia e Germania, invece, mantengono un approccio più cauto. Parigi si limita a dire di aver “preso nota” della decisione, mentre Berlino afferma di stare “esaminando” come reagire. Nel frattempo, Josep Borrell, capo uscente della politica estera dell’UE, ha difeso la Corte, sottolineando che “è una decisione di una corte internazionale di giustizia, e deve essere rispettata ed eseguita.”

Il futuro è incerto, le tensioni si intensificano, e il mondo guarda. Questa mossa della Corte potrebbe cambiare per sempre il modo in cui si perseguono i crimini di guerra e si fa giustizia internazionale.

Foto: AFP

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