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Malta

bilancio 2025: le crepe dietro le promesse

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Il Ministro delle Finanze Clyde Caruana ha catturato l’attenzione di tutti la scorsa settimana, entrando in Parlamento con la sua iconica valigetta rossa e svelando il tanto atteso Bilancio per il 2025. Ma cosa si cela davvero dietro i numeri scintillanti e le promesse allettanti? Cinque esperti hanno condiviso le loro opinioni, offrendo un’analisi senza filtri delle misure proposte.

Marie Briguglio, economista, lancia subito il guanto di sfida: “Il pubblico maltese merita di più di un semplice elenco di spese. È tempo di vedere un bilancio che non sia solo una lista della spesa, ma un documento strategico, trasparente, con misure supportate da dati concreti”. Briguglio si chiede perché, ancora una volta, si esaltino le spese pubbliche senza un chiaro legame con obiettivi a lungo termine. “Perché l’assegno per i figli è ancora universale? Non sarebbe più giusto indicizzarlo al reddito? E i sussidi per il diesel, non stanno forse incentivando ciò che dovremmo combattere?” .

Anche Marisa Xuereb, ex presidente della Malta Chamber of Commerce, è scettica. “La qualità è solo uno slogan vuoto in questo bilancio. Tutto punta su Malta Vision 2050, ma quanti piani simili abbiamo visto svanire nel nulla?” Xuereb evidenzia l’assenza di incentivi per la digitalizzazione e lamenta l’alto tasso di tassazione aziendale. “Sì, le persone avranno qualche soldo in più in tasca, ma senza una strategia concreta, questi vantaggi saranno di breve durata” .

Dal canto suo, Wayne Flask, attivista e segretario di Il-Kollettiv, non risparmia critiche: “Un altro anno, un altro budget che getta soldi sui problemi senza risolverli realmente”. Flask punta il dito contro la fragilità del sistema pensionistico. “Caruana sta dicendo, tra le righe, che dovremmo usare quei risparmi fiscali per una pensione privata. Non è un segnale di stabilità, ma un campanello d’allarme” .

Anche il settore culturale non è soddisfatto. Maria Galea, presidente di MEIA, riconosce l’aumento dei fondi per Creative Malta, ma avverte: “Non possiamo accontentarci di fondi temporanei. Serve una visione più ampia, sostenuta da riforme strutturali” .

Infine, Maria Attard, direttrice dell’Istituto per il Cambiamento Climatico e lo Sviluppo Sostenibile, punta l’attenzione sulla mobilità. “Siamo ancora troppo dipendenti dalle auto. Dove sono le misure coraggiose per incentivare il trasporto pubblico e gli spostamenti a piedi? Continuare a costruire parcheggi e strade è solo un cerotto su una ferita sempre più profonda”.

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Foto: Matthew Mirabelli

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