Il presidente francese Emmanuel Macron ha accolto con grande formalità il primo ministro danese Mette Frederiksen al Palazzo dell’Eliseo. Ma il vero motivo di questa visita? Un’urgenza geopolitica che potrebbe cambiare le carte in tavola per l’Artico.
Mette Frederiksen è in missione per mobilitare l’Europa contro le minacce del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, deciso a mettere le mani sulla Groenlandia. Sì, avete capito bene: Trump vuole l’isola artica, convinto che le sue immense riserve di minerali e petrolio possano essere la prossima frontiera per l’economia americana. “Gli Stati Uniti otterranno la Groenlandia,” ha dichiarato con sicurezza, aggiungendo che l’isola è cruciale per “la sicurezza internazionale”.
Frederiksen non perde tempo. Prima tappa, Berlino: il cancelliere Olaf Scholz, dopo aver discusso della crisi in Ucraina, ha commentato in modo inequivocabile: “I confini non devono essere spostati con la forza.” Poi, con una frase apparentemente sibillina, ha aggiunto in inglese: “To whom it may concern.” Parole che lasciano poco spazio all’immaginazione. Ha poi sottolineato l’importanza di un’Europa e una NATO unite per affrontare le sfide attuali: “Danimarca e Germania sono partner forti e amici stretti.”
A Parigi, Frederiksen ha trovato in Emmanuel Macron un altro alleato prima di volare a Bruxelles per un incontro con il segretario generale della NATO, Mark Rutte. La preoccupazione è palpabile: appena lo scorso fine settimana, al vertice nordico, Frederiksen ha sottolineato come i leader abbiano condiviso “la gravità della situazione.”
E mentre Trump preme, la Danimarca risponde con fermezza. Lunedì ha annunciato un massiccio piano da 14,6 miliardi di corone (circa 2 miliardi di dollari) per rafforzare la sicurezza nella regione artica. Tre nuove fregate, droni a lungo raggio con tecnologia avanzata e una rete satellitare potenziata sono pronti a difendere una regione strategica sempre più cruciale con il progressivo scioglimento dei ghiacci che apre nuove rotte commerciali.
La Groenlandia, incastonata tra Stati Uniti ed Europa, è ormai il centro di un intrigo internazionale. Gli abitanti dell’isola, che dipendono economicamente dai sussidi danesi, aspirano da tempo all’indipendenza, ma non vogliono cedere a pressioni esterne. Dopo l’insediamento di Trump, il primo ministro groenlandese Mute Egede è stato chiaro: “I groenlandesi non vogliono essere americani.”
Ma c’è di più. Fonti europee riportano che, durante una conversazione telefonica con Frederiksen, Trump ha avanzato richieste definite “orrende.” Le stesse fonti hanno descritto l’interesse di Trump per la Groenlandia come “serio e potenzialmente molto pericoloso.”
Pare che abbia addirittura minacciato la Danimarca con tariffe punitive.
Naaja Nathanielsen, ministro del commercio e della giustizia della Groenlandia, ha raccontato all’AFP le preoccupazioni crescenti degli abitanti dell’isola: “Il nostro compito non è farci prendere dal panico, ma capire quali siano le vere richieste.” Ha poi aggiunto: “Se si tratta di una presenza militare, gli Stati Uniti sono qui da 80 anni e non ci opponiamo. Se si tratta di minerali, è un mercato aperto.” Ma il suo avvertimento è chiaro: “Se si tratta di espansionismo, siamo una democrazia e chiediamo ai nostri alleati di rispettare le nostre istituzioni.”
Intanto, i segnali di tensione si moltiplicano. Robert Brieger, presidente del Comitato Militare dell’Unione Europea, ha aperto alla possibilità di stanziare truppe europee in Groenlandia: “Avrebbe perfettamente senso non solo mantenere le forze statunitensi già presenti, ma anche considerare una presenza europea.” Anche il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot ha commentato: “Perché no, se si tratta di una questione di sicurezza.” Tuttavia, ha precisato che “non è questa la volontà espressa dalla Danimarca, ma è una possibilità.”
Foto: [Archivio Times of Malta]