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moore in attesa della grazia: si decide a 15 minuti dall’esecuzione

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Un uomo afroamericano, condannato a morte da una giuria composta interamente da bianchi per un omicidio che lui stesso sostiene essere stato un atto di pura legittima difesa, è pronto a essere giustiziato venerdì nello stato della Carolina del Sud. Un caso che scuote le fondamenta della giustizia americana e che si tinge di ombre inquietanti di razzismo e vendetta legale.

Richard Moore, oggi 59enne, riceverà un’iniezione letale alle 18:00 nella prigione di Columbia, capitale della Carolina del Sud, a meno che un ultimo gesto di grazia da parte del governatore non cambi il suo destino all’ultimo minuto. La sua storia risale al 1999, quando fu accusato dell’omicidio di James Mahoney, un impiegato bianco di un minimarket. La condanna alla pena capitale arrivò due anni dopo, ma Moore ha sempre dichiarato che non fu lui a voler quella tragedia: secondo lui, fu legittima difesa.

Per la difesa, quella notte Moore era entrato disarmato nel negozio, solo per trovarsi in una lite accesa con Mahoney, nato per uno scarto di pochi centesimi – 11 o 12, raccontano gli avvocati – per pagare un acquisto. La tensione si fece alta, e, come sostengono, Mahoney estrasse due pistole. Moore riuscì a sottrarne una e, nel conflitto che ne seguì, sparò all’impiegato, uccidendolo, ma rimanendo ferito lui stesso a un braccio.

La versione della procura, però, è molto diversa. Secondo l’accusa, Moore avrebbe rubato 1.400 dollari dal negozio per acquistare crack e sarebbe stato arrestato poco dopo. Ma gli avvocati di Moore sostengono che la condanna a morte sia frutto di un pregiudizio razziale: “Nessun altro caso di pena di morte in Carolina del Sud ha coinvolto un imputato disarmato che si è difeso quando la vittima lo ha minacciato con un’arma”, affermano. “Moore non è il ‘peggiore tra i peggiori’ per cui la pena di morte è riservata. Al contrario, la sua condanna è basata su una discriminazione razziale.”

Non solo: gli avvocati denunciano anche il comportamento del pubblico ministero, accusato di “aver richiesto la pena di morte solo nei casi con vittime bianche” . Durante la selezione della giuria, infatti, tutti i potenziali giurati afroamericani furono scartati, lasciando a Moore poche speranze di ricevere un giudizio equo.

Con il rifiuto della Corte Suprema degli Stati Uniti, arrivato giovedì, di sospendere l’esecuzione, l’ultima speranza di Moore è ora una petizione di clemenza rivolta al governatore repubblicano della Carolina del Sud, Henry McMaster.

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Tra i sostenitori della richiesta di clemenza per Moore figura Jon Ozmint, ex direttore del Dipartimento delle Correzioni della Carolina del Sud, che in un video ha dichiarato: “È un uomo cambiato. Non ho dubbi che nella maggior parte degli stati questo non sarebbe stato un caso da pena di morte.”

Anche Moore ha voluto esprimersi nel video, mostrando profondo rimorso: “Odio che sia successo. Vorrei poter tornare indietro e cambiare le cose. Ho tolto una vita e distrutto la famiglia della persona deceduta.”

Il governatore McMaster ha dichiarato che annuncerà la sua decisione sulla grazia alle 17:45, solo quindici minuti prima dell’orario fissato per l’esecuzione. “La grazia è una questione di misericordia”, ha spiegato. “Intendo esaminare tutto ciò che posso.”

Ad oggi, negli Stati Uniti si sono contate 20 esecuzioni quest’anno, inclusa una in Carolina del Sud. La pena di morte è stata abolita in 23 dei 50 stati americani, mentre altri sei – Arizona, California, Ohio, Oregon, Pennsylvania e Tennessee – hanno imposto una moratoria.

Foto: AFP

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