L’Australia si prepara a sfidare i colossi del web con una mossa che promette di cambiare il futuro dell’informazione. Meta e Google saranno costretti a pagare per le notizie condivise sulle loro piattaforme, pena una nuova tassa che entrerà in vigore già il prossimo anno. Un piano audace per proteggere il giornalismo locale, soffocato dalla migrazione della pubblicità verso il digitale.
“La rapida crescita delle piattaforme digitali ha stravolto il panorama mediatico australiano, mettendo a rischio il futuro del giornalismo di interesse pubblico” ha dichiarato il ministro delle Comunicazioni, Michelle Rowland. “È fondamentale che queste piattaforme sostengano l’accesso a un’informazione di qualità che rafforzi la nostra democrazia.”
La proposta prevede che le piattaforme con ricavi superiori a 160 milioni di dollari USA all’anno in Australia siano tassate. I proventi saranno destinati a sostenere le testate giornalistiche locali, ma i giganti tecnologici potranno evitare questo prelievo fiscale stringendo accordi commerciali con le redazioni.
Il governo ha indicato che Google, Facebook e TikTok saranno coinvolti, mentre Elon Musk potrebbe vedere la sua X esclusa dal provvedimento, dato il basso fatturato dell’azienda nel Paese.
Negli ultimi anni, la crisi del giornalismo ha colpito duramente l’Australia, con centinaia di giornalisti rimasti senza lavoro e giornali costretti a chiudere. Nel 2021, Google e Meta avevano accettato di siglare accordi per un valore complessivo di 160 milioni di dollari USA con diverse redazioni australiane. Tuttavia, Meta ha già dichiarato che non rinnoverà gli accordi in scadenza a marzo, sostenendo che le notizie rappresentano una porzione minima del traffico sulle sue piattaforme.
Il governo intende impedire che i giganti tecnologici rimuovano completamente le notizie dai loro spazi, come è già accaduto in altre nazioni. Un portavoce di Meta ha criticato il piano, affermando che “l’Australia sta tassando un settore per sovvenzionare un altro”.
Più della metà degli australiani utilizza i social media come fonte di notizie, secondo uno studio dell’Università di Canberra. I sostenitori della nuova normativa sottolineano che i giganti del web attraggono utenti grazie alle notizie, divorando introiti pubblicitari che altrimenti sosterrebbero redazioni già in difficoltà.
Non è la prima volta che Meta e Google si oppongono a normative simili. Google ha rimosso i link ad alcuni siti di notizie in California per protestare contro una legge statale. In Canada, Facebook e Instagram hanno bloccato la pubblicazione di notizie per evitare di pagare le testate locali.
“Le piattaforme digitali devono assumersi la responsabilità di sostenere un ecosistema informativo sano e democratico”
ha concluso il ministro Rowland. Nel frattempo, l’Australia si distingue anche per altre iniziative coraggiose contro le big tech, come il divieto per i minori di 16 anni di utilizzare i social e le pesanti multe per le piattaforme che non bloccano contenuti offensivi o disinformativi.
Foto: AFP