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armi americane a kyiv: la Russia accusa, tensione alle stelle sul futuro della guerra

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La Russia lancia un’accusa pesante contro gli Stati Uniti, sostenendo che le crescenti forniture di armi a Kyiv siano parte di una strategia per prolungare la guerra in Ucraina. Un’accusa che arriva in un momento cruciale, con entrambi i Paesi intenti a rafforzare le proprie posizioni sul campo di battaglia in vista di un possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca nel gennaio 2025.

Trump, infatti, ha più volte criticato apertamente il supporto militare statunitense a Kyiv, affermando di poter ottenere un cessate il fuoco in poche ore. Dichiarazioni che hanno acceso timori in Ucraina e in Europa, dove molti temono che senza l’appoggio americano Kyiv possa non resistere all’offensiva russa.

Mentre il Cremlino intensifica la sua campagna aerea con attacchi missilistici letali mirati alla rete energetica ucraina, Kyiv risponde con un colpo inaspettato: per la prima volta, utilizza i missili ATACMS forniti dagli USA contro il territorio russo. Questa mossa ha scatenato la furia di Mosca, che ha promesso ritorsioni. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato: “Se si osservano le azioni dell’amministrazione statunitense uscente, è evidente che sono determinati a continuare la guerra in Ucraina e fanno di tutto per alimentarla.”

Le tensioni sono aumentate ulteriormente con l’annuncio degli USA di fornire mine antiuomo all’Ucraina. Washington ha specificato che queste armi verranno usate solo su suolo ucraino e in zone disabitate per minimizzare il rischio per i civili. Si tratta di mine “non persistenti”, che si disattivano automaticamente dopo un certo periodo grazie all’esaurimento della batteria. Tuttavia, questa decisione ha attirato critiche da parte di organizzazioni internazionali come l’International Campaign to Ban Landmines, che ha definito la scelta “terribile” e promesso di “lavorare affinché gli USA tornino sui propri passi.”

Le Nazioni Unite hanno definito l’Ucraina “il Paese più minato al mondo”, un’eredità del conflitto in Donbas iniziato oltre un decennio fa. Mentre queste mine vengono ora nuovamente al centro del dibattito, il Cremlino respinge con forza le accuse di sabotaggio legate ai cavi di telecomunicazione tagliati nel Mar Baltico, definendole “assurde” e “ridicole.” Peskov ha accusato Kyiv di sabotaggi, incluso quello ai gasdotti Nord Stream, dichiarando: “È ridicolo continuare a incolpare la Russia senza alcuna prova concreta.”

Sul fronte militare, la situazione si fa ancora più tesa. Putin ha firmato un decreto che abbassa la soglia per l’uso delle armi nucleari, una decisione che molti vedono come un ulteriore passo verso l’escalation. Sergey Naryshkin, direttore del servizio di intelligence estero russo, ha dichiarato che questa nuova politica “esclude di fatto la possibilità di sconfiggere le forze armate russe sul campo di battaglia.”

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Nonostante qualche voce che ipotizza negoziati, le posizioni di Mosca e Kyiv restano agli antipodi. Zelensky ha ribadito che non cederà alcun territorio in cambio della pace, mentre Putin esige il ritiro delle forze ucraine da quattro regioni come precondizione per avviare i colloqui. Entrambi, però, sembrano categorici: non c’è spazio per un cessate il fuoco temporaneo né per il congelamento del conflitto.

Foto: [Archivio AFP]

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