Le ombre di uno dei casi più esplosivi di Malta tornano a incombere sulle aule di giustizia! Konrad Mizzi e Keith Schembri, nomi già al centro di scandali che hanno scosso l’intero Paese, insieme ad altri imputati, hanno subito un duro colpo. Lunedì, la Corte Costituzionale ha ribadito che i tribunali penali devono prendersi “tutto il tempo necessario
” per deliberare sugli ordini di congelamento dei beni, inviando un segnale potente ai giudici di primo grado.
La Corte ha respinto l’appello degli imputati, ma non senza una dichiarazione che potrebbe riscrivere il futuro delle indagini penali: la legge attuale, che impone un limite di sette giorni per contestare questi ordini, potrebbe non essere adatta a tutti i casi. “Il legislatore ha trattato tutti i procedimenti come se fossero uguali, ma non lo sono
“, hanno sottolineato i giudici, aprendo la porta a una possibile revisione delle normative.
Il caso ruota attorno a un’inchiesta che ha già sconvolto le istituzioni: Mizzi e Schembri, insieme ad altri, contestavano la brevità del periodo concesso per opporsi agli ordini di congelamento. “Sette giorni non bastano per preparare una difesa adeguata in casi complessi come quelli di riciclaggio di denaro”
, hanno argomentato gli imputati, lamentando una disparità tra l’accusa, che ha tutto il tempo per costruire il suo caso, e la difesa.
La Corte, guidata dal Giudice Capo Mark Chetcuti e dai giudici Giannino Caruana Demajo e Anthony Ellul, ha però stabilito che, nel caso specifico, i termini erano stati rispettati e che non c’era stata violazione dei diritti fondamentali. Tuttavia, il messaggio inviato ai tribunali penali è chiaro: “Ogni caso deve essere valutato individualmente, con la flessibilità necessaria per garantire un giudizio equo”
. La Corte ha suggerito che i giudici penali dovrebbero poter estendere i tempi, se necessario, ma sempre motivando in modo dettagliato il motivo del ritardo.
“Se si seguisse rigidamente il limite di sette giorni, alcune richieste degli imputati potrebbero non essere adeguatamente esaminate, compromettendo il loro diritto a un rimedio efficace”
, ha avvertito la Corte. Un richiamo importante per evitare che l’efficienza burocratica prevalga sulla giustizia sostanziale.
Mentre il dibattito si intensifica, rimane chiaro che gli ordini di congelamento restano in vigore fino a una decisione finale, evitando il rischio che i beni possano essere dissipati. Ma questa sentenza pone le basi per un possibile cambiamento legislativo, sollevando interrogativi sul futuro di casi simili e sull’equilibrio tra rapidità e tutela dei diritti.
Foto: Chris Sant Fournier