Un incubo senza fine ha scosso un’intera comunità scolastica: una ragazza di 15 anni, vittima di un inferno quotidiano tra minacce, coltelli e richieste di denaro, ha finalmente trovato il coraggio di raccontare la sua storia. Ora, un magistrato lancia un appello disperato alle autorità educative, chiedendo di mettere da parte le politiche tradizionali e agire con fermezza per proteggere chi è in pericolo.
Il bullismo non è solo un problema scolastico: quando la vittima viene minacciata nel suo diritto alla vita, bisogna intervenire con decisione
, ha dichiarato il magistrato Kevan Azzopardi durante l’udienza.
La testimonianza della giovane, resa via videoconferenza, ha dipinto un quadro agghiacciante. Bloccata nei bagni della scuola, minacciata con un coltello e costretta a consegnare denaro ai suoi aguzzini, la ragazza ha vissuto settimane di terrore. Ma ciò che rende questa storia ancora più inquietante è che dietro le richieste c’era una ragazza di appena 13 anni, accompagnata dal suo fidanzato di 21 anni, Jake Dalli Balzan, ora sotto processo.
La svolta drammatica
Tutto è iniziato quando il padre della giovane, accorgendosi che sottraeva soldi alla famiglia, ha segnalato la situazione alla scuola. Interrogata dal preside, la ragazza ha confessato di aver rubato per pagare il gruppo di bulli. Ma anche dopo aver denunciato il caso alla polizia, l’incubo non è finito: minacce e richieste sono continuate, questa volta attraverso un profilo Instagram falso.
Il culmine della violenza è arrivato il 23 novembre, tre giorni dopo la denuncia: sei aggressori mascherati l’hanno assalita vicino alla sua casa a Mqabba. Tra di loro, ha raccontato la ragazza, c’erano proprio la 13enne e il suo fidanzato.
Un futuro scolastico in bilico
La famiglia della giovane è in preda alla paura. Sebbene la ragazza desideri tornare a scuola per prepararsi agli esami MATSEC, i suoi genitori temono per la sua sicurezza. “In casi così gravi, bisogna andare oltre le politiche di giustizia riparativa e adottare misure eccezionali”, ha sottolineato il magistrato, richiamando le autorità a proteggere il diritto allo studio della giovane.
I legali degli imputati, David Bonello e Joseph Borda, non si sono opposti alla richiesta di protezione, pur chiedendo che vengano prese misure per garantire che la ragazza possa tornare a scuola senza timori.
Ma le autorità educative sembrano bloccate da una politica che punta a correggere, piuttosto che punire. “Nessun diritto è assoluto: in casi eccezionali, bisogna tutelare chi è in pericolo”
, ha ribadito il magistrato. La corte ha quindi sollecitato il Ministero dell’Educazione e le unità anti-bullismo a trattare il caso con urgenza, adottando soluzioni rapide per garantire la sicurezza della vittima e il suo diritto all’istruzione.
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