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L’appello dell’AG sulla cauzione nel caso di corruzione è stato respinto

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A un uomo è stata concessa la libertà su cauzione per la nona volta, nonostante le obiezioni del Procuratore Generale.

Un uomo che avrebbe offerto una tangente di 47.000 euro a un testimone che avrebbe dovuto testimoniare contro di lui in un caso di traffico di droga, si è visto confermare la libertà su cauzione per la nona volta mercoledì, con un Tribunale Penale che ha respinto un appello del Procuratore Generale dopo aver constatato che le condizioni imposte da un magistrato erano sufficientemente vincolanti.

Terence Cini, 38 anni di Qormi, che stava affrontando accuse di traffico di droga, ha affrontato nuove accuse dopo aver presumibilmente offerto la tangente a un testimone. In tribunale è emerso che Cini avrebbe pagato un avvocato per riferire la sua offerta al testimone, che all’epoca si trovava in carcere.

Gli ispettori dell’accusa hanno testimoniato la scorsa settimana su diverse telefonate rintracciate tra Cini e John Mugliette, il testimone, che ha anche testimoniato nel procedimento.

Il tribunale, presieduto dal magistrato Astrid May Grima, aveva poi accolto la richiesta di cauzione della difesa, ordinando a Cini di depositare 10.000 euro e imponendo anche una garanzia personale di 20.000 euro. Gli è stato ordinato di firmare il libretto di cauzione tre volte al giorno e di rispettare un coprifuoco tra mezzanotte e le 6 del mattino.

Il Procuratore Generale ha presentato un appello contro la decisione sulla cauzione, sostenendo che se fosse stato giudicato colpevole di corruzione, ciò avrebbe significato che Cini avrebbe violato i suoi precedenti decreti di cauzione. L’imputato non era chiaramente affidabile, ha sostenuto l’accusa.

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Tuttavia, il giudice Neville Camilleri, che presiedeva il Tribunale penale, ha osservato che, sebbene Cini fosse accusato di aver presumibilmente violato diverse condizioni di libertà provvisoria, era ancora presunto innocente.

Pur essendo consapevole dei vari casi giudiziari in corso dell’imputato, il giudice ha osservato che le condizioni che l’AG stava cercando di revocare erano sufficientemente severe da vincolare l’imputato nel caso in cui avesse violato una di esse.

Alla luce di tali considerazioni, il tribunale ha respinto la richiesta di riarresto di Cini, pur avvertendolo dell’importanza di rispettare le condizioni impostegli dalla Magistratura.

Gli avvocati Franco Debono e Alfred Abela erano i difensori.