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Malta

“Inquilini fantasma e sanatorie sospette: intreccio di potere a Gozo”

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Decine di cittadini stranieri hanno dichiarato di vivere in proprietà collegate a due potenti magnati dell’edilizia gozitani, ma la verità è un’altra: quegli indirizzi non sono le loro case. E la vicenda non finisce qui. Alcuni di questi misteriosi “inquilini fantasma” hanno persino avanzato richieste per regolarizzare attici costruiti illegalmente, tutto per conto del noto imprenditore Mark Agius.

Mercoledì scorso, Times of Malta  ha scoperto qualcosa di incredibile: visitando cinque indirizzi distribuiti su tre proprietà a Gozo, tutte di proprietà di Agius e del suo socio Daniel Refalo, ha scoperto che, a parte un’eccezione, tutti gli immobili sono uffici. Ma ciò che ha reso questa scoperta ancora più inquietante è che questi due sviluppatori hanno forti legami con il famigerato Joseph Portelli, un altro colosso dell’edilizia gozitana. Come può essere che quasi 50 persone risultano falsamente registrate come residenti in un edificio di Agius, su Triq Qasam San Ġorġ a Victoria, proprio dietro al supermercato Ta’ Dirjanu?

I dati governativi rivelano un quadro sconcertante:  20 persone sono registrate nell’appartamento 1 degli Agius Buildings, 25 nell’appartamento 2, e altre 4 nell’appartamento 3. Tutto ciò è particolarmente bizzarro, considerando che questo complesso è anche la sede centrale dell’Agius Group of Companies, un conglomerato parzialmente di proprietà dello stesso Mark Agius.

Ma non è solo Agius a essere coinvolto in questa rete di residenze fantasma. Anche gli uffici di DTX Properties, la società di Refalo, situati su Triq Marsalforn, Xagħra, sono diventati “abitazioni” per numerosi cittadini stranieri, sebbene non abbiano mai messo piede lì. E le sorprese non finiscono: in un altro blocco di appartamenti a Xagħra, una dozzina di cittadini di paesi terzi risultano dichiarati come residenti, nonostante un residente locale abbia rivelato che “non ci sono stranieri che vivono qui.”

Ma c’è una legge chiara: i cittadini di paesi terzi devono abitare agli indirizzi dichiarati e comunicare alle autorità eventuali cambi di residenza. Ignorare questa regola può comportare la revoca del permesso di soggiorno. Allora, come è possibile che tre di questi cittadini, nonostante siano registrati falsamente in questi immobili, abbiano chiesto la regolarizzazione di dieci attici costruiti illegalmente in un complesso di appartamenti a Sannat, anch’esso costruito da Agius?

Prendiamo il caso di Tarlochan Singh, registrato come residente negli uffici di Agius. Singh è riuscito a ottenere la sanatoria per due attici, nonostante una sentenza della Corte d’Appello avesse stabilito chiaramente che non avrebbero mai dovuto essere costruiti. Nella sua domanda (PA/03869/24), Singh ha dichiarato di non possedere l’intero sito, ma di avere un accordo con il proprietario che gli consente di portare avanti i lavori.

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E non è l’unico caso. Klevis Hoxhaj, che risulta residente negli uffici di DTX Projects di Refalo, ha richiesto la sanatoria di altri due attici nello stesso complesso. Poi c’è Elidon Koci, registrato in un appartamento a Xagħra insieme ad altri cittadini di paesi terzi, che ha chiesto la sanatoria di ben sei attici. Le relative domande, PA 5626/24 e PA 5625/24, sono ancora in fase di valutazione, ma i dettagli emergenti stanno scuotendo profondamente il pubblico.

E mentre queste vicende vengono alla luce, Arnold Cassola non ha perso tempo nel denunciare tutto sui social media. Ha puntato i riflettori sui legami profondi tra i tre protagonisti di questa intricata rete immobiliare: Refalo, Agius e Portelli. Questi tre sviluppatori sono noti per detenere quote nelle aziende l’uno dell’altro e per collaborare in numerosi progetti congiunti, creando un impero che sembra sfidare ogni regola.

Il Times of Malta  ha inviato domande ad Agius e a DTX Projects Ltd., cercando di ottenere risposte sulle presunte irregolarità. E non solo: anche l’agenzia governativa Identità è stata sollecitata per spiegare come mai così tante persone siano state autorizzate a registrarsi presso uno stesso indirizzo senza che ciò destasse sospetti. Fino a questo momento, nessuna risposta è arrivata da Identità.

Foto: Daniel Ellul

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