Il calcio si è piegato ancora una volta al volere dei potenti, e questa volta le conseguenze sono state devastanti. Eliminare i replay dalla FA Cup non è stata solo una scelta discutibile: è stata una dichiarazione d’intenti. L’obiettivo? Alleggerire i calendari delle grandi squadre, ridurre la stanchezza delle loro superstar milionarie e, se nel frattempo i piccoli club soffrono, poco importa.
Il dramma si è consumato la scorsa domenica, quando il Tamworth, una squadra di dilettanti, ha sfidato il Tottenham Hotspur, colosso del calcio inglese, in un incontro che sembrava uscito direttamente da una favola. Nonostante l’immenso divario tra le due squadre, i giocatori del Tamworth hanno resistito con un eroismo commovente, portando gli Spurs allo 0-0 nei 90 minuti regolamentari.
In passato, questo risultato avrebbe significato un replay, un’opportunità d’oro per i piccoli club: non solo per le entrate che una seconda partita avrebbe generato, ma anche per l’emozione di giocare in uno stadio prestigioso come quello del Tottenham. Ma non questa volta.
Con le nuove regole, si è passati ai supplementari, dove la superiorità fisica e tecnica del Tottenham è emersa. Grazie a cambi di lusso come Dominic Solanke e Son Heung-min, gli Spurs hanno chiuso la partita sul 3-0. E così, con un fischio finale, il Tamworth ha perso un sogno e, con esso, un milione di sterline – una somma che avrebbe trasformato il futuro del club, il cui fatturato annuale è di soli 1,4 milioni.
Come ha commentato un tifoso amaro: “Non è solo una partita, è la possibilità di sopravvivere. È stata strappata via per far giocare i big qualche partita in più in Champions League.”
Il fascino unico della FA Cup sta proprio nella sua capacità di mettere i “Davide” contro i “Golia”. Gli episodi di domenica scorsa lo dimostrano: i giocatori del Tottenham, arrivati al Lamb Ground, hanno dovuto attraversare i tifosi del Tamworth per raggiungere il campo; uno degli arbitri si è accorto all’ultimo minuto che una rete non era fissata bene e i giocatori del Tamworth si sono arrampicati l’uno sull’altro per sistemarla con del nastro adesivo; infine, la panchina degli Spurs non aveva abbastanza spazio per tutto il loro staff, e i dirigenti hanno chiesto sedie pieghevoli al Tamworth Social Club.
Questi dettagli, apparentemente secondari, rappresentano l’essenza del calcio vero. Ma ora, questo spirito è stato sacrificato in nome del denaro e della comodità dei grandi club.
Come ha sottolineato un appassionato: “Per noi un replay non era solo una seconda chance. Era come vincere il trofeo.”
Trent’anni fa, le partite della FA Cup venivano ripetute fino a quando una squadra non vinceva. Casi estremi come Alvechurch contro Oxford City, terminato dopo sei replay, erano eccessivi, certo. Ma un solo replay rappresentava un compromesso giusto, una possibilità per i piccoli di lottare ancora.
Eppure, sembra improbabile che chi prende queste decisioni si renda conto dell’errore. Il caso Tamworth non è che un’altra pagina amara nella lunga storia di come il calcio di base viene continuamente ignorato e sacrificato.
Il destino a volte sa essere crudele anche fuori dalla FA Cup, come dimostra l’assurda vicenda di Aaron Morley. Il giocatore, in prestito al Wycombe, ha segnato un gol vincente nei minuti di recupero contro l’Exeter City, condannandoli alla sconfitta. Poco dopo, è stato richiamato dal suo club, il Bolton Wanderers. Ironia della sorte, la prima partita del Bolton era proprio contro l’Exeter. E indovinate chi ha segnato nuovamente nei minuti di recupero, regalando un’altra sconfitta all’Exeter? Sì, Aaron Morley.
Gli esperti sono sicuri: “Non esiste un precedente nella storia del calcio inglese di una squadra che perde due partite consecutive, contro avversari diversi, a causa dello stesso giocatore.”
Non meno bizzarro è stato il mancato confronto storico tra Ashley Young e suo figlio Tyler durante la sfida di FA Cup tra Everton e Peterborough United. Sarebbe stata la prima volta in 150 anni di competizione che padre e figlio giocavano uno contro l’altro. Ma Tyler è rimasto in panchina.
L’allenatore del Peterborough, Duncan Ferguson, ha spiegato la sua scelta: “A 1-0, dovevo essere logico e non sentimentale. Se fossimo stati sul 2-0, l’avrei messo.”
Una decisione comprensibile, ma che ha lasciato tutti con il rimpianto di un’occasione storica sfumata.
Foto: Henry Nicholls/AFP