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Malta

inchiesta Vitals a rischio: la difesa chiede l’annullamento totale

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Un tribunale è ora chiamato a decidere se eliminare completamente il rapporto sull’inchiesta Vitals. La richiesta dei legali difensori potrebbe far saltare uno degli sviluppi più cruciali del caso, mettendo in discussione l’intero procedimento. Ma cosa c’è dietro questa mossa legale che rischia di scardinare il caso?

Gli avvocati che difendono un gruppo di legali e membri del comitato di valutazione coinvolti nell’affare degli ospedali Vitals, martedì hanno presentato una richiesta sconvolgente: l’inchiesta magisteriale dovrà essere annullata. Secondo loro, l’inchiesta non sarebbe valida perché i diritti degli accusati sono stati palesemente ignorati, in una violazione che potrebbe cambiare radicalmente il corso dell’intero processo.

Gli accusati in questo caso sono figure di spicco: gli avvocati Deborah Anne Chappell, Kevin Deguara, Kenneth Deguara e Jean Carl Farrugia, insieme a Robert Borg, membro del comitato di valutazione. Franco Debono, uno degli avvocati di difesa, ha chiesto esplicitamente che l’inchiesta venisse completamente rimossa dagli atti, sostenendo che ci fosse una gravissima ingiustizia nei confronti degli accusati. “Quando le inchieste sono aperte su richiesta di soggetti privati, la legge garantisce ai sospetti certi diritti, diritti che, in questo caso, sono stati totalmente negati” , ha affermato Debono.

Il punto cruciale della sua argomentazione riguarda il fatto che prima dell’apertura di un’inchiesta, ogni sospettato ha il diritto di essere informato. Ha il diritto di rispondere, e se un magistrato decide di procedere, l’accusato ha anche il diritto di fare appello. Eppure, mentre i sospetti iniziali – Keith Schembri e Konrad Mizzi – avevano goduto di questi diritti fondamentali, gli accusati in questo processo non hanno ricevuto alcuna garanzia simile.

“Qualsiasi persona che, a un certo punto, diventa sospettata nell’inchiesta deve essere informata e godere degli stessi diritti garantiti agli accusati iniziali” , ha insistito Debono, sottolineando che la mancata comunicazione di questi diritti ha causato un danno gravissimo agli accusati. Per questo, la difesa ha chiesto che l’intera inchiesta venisse dichiarata invalida e tolta dagli atti ufficiali del caso.

Questa richiesta è stata appoggiata anche dagli avvocati Arthur Azzopardi, Stefano Filletti, Jonathan Thomson ed Ezekiel Psaila, ma la pubblica accusa ha obiettato. I pubblici ministeri Francesco Refalo e Rebekah Spiteri hanno definito prematura la richiesta, sostenendo che la questione potesse essere sollevata in una fase successiva del processo. A quel punto, il magistrato ha chiesto che la domanda venisse formalizzata per iscritto, mentre la pubblica accusa avrà il compito di rispondere nei tempi stabiliti.

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Ma non è finita qui: nella stessa giornata, i pubblici ministeri hanno fatto una richiesta inaspettata, chiedendo che l’esperto incaricato, Jeremy Harbinson, testimoniasse sulle sue scoperte legate all’inchiesta. Ma invece di comparire di persona, come accade di solito, hanno chiesto che la sua testimonianza avvenisse tramite una lettera di richiesta. Una modalità straordinaria, che ha suscitato subito perplessità.

Debono, con un’osservazione pungente, ha chiesto alla pubblica accusa di giustificare questa richiesta insolita. Secondo quanto riportato dai media, infatti, Harbinson si sarebbe rifiutato di venire a Malta per testimoniare di persona. Ma, come fatto notare dalla difesa, questo non risultava negli atti ufficiali del caso, e quindi i pubblici ministeri hanno dovuto fornire ulteriori spiegazioni per questa richiesta fuori dall’ordinario.

La corte, alla fine, ha deciso di rinviare il caso, lasciando sospesa la questione. Un altro capitolo che si preannuncia decisivo in questa saga legale, con una decisione che potrebbe ridefinire il futuro del processo.

Foto: [Archivio Times Of Malta]

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