Un furto audace, una minaccia inquietante e un confronto faccia a faccia. Un corriere di Birkirkara è finito sotto accusa per aver fatto irruzione nell’ufficio del suo datore di lavoro, staccato la telecamera di sorveglianza e svuotato il cassetto della cassa. Ma giovedì ha respinto con forza tutte le accuse e, incredibilmente, ha ottenuto la libertà su cauzione.
Emanuel Sank, 44 anni, è stato riconosciuto come il principale sospetto di questo furto audace, un furto che ha lasciato tutti a bocca aperta. Le accuse? Aver forzato l’ingresso nell’ufficio della sua ditta, staccato i cavi della telecamera e intascato circa 825 euro. Il furto, avvenuto il 3 settembre, è stato denunciato immediatamente dal datore di lavoro alla stazione di polizia di Birkirkara, ma quello che è successo dopo è ancora più sorprendente.
Le immagini delle telecamere di sorveglianza hanno immortalato una scena da film: un uomo, vestito con una maglietta, pantaloncini, cappellino e ciabatte infradito, entra nell’ufficio, guarda attentamente il cassetto due volte e poi… scollega i cavi della telecamera. “Quasi un colpo perfetto,”
ha spiegato l’ispettore Maria Francesca Calleja durante il processo.
Ma c’è di più. Circa una settimana dopo il furto, il datore di lavoro ha ricevuto una telefonata dal suo dipendente, una chiamata che lo ha lasciato gelato: “Quindi hai chiamato la polizia… Adesso saprai chi sono”
. Quel chiamante? Nientemeno che l’imputato, Emanuel Sank, che non solo avrebbe minacciato il suo capo, ma lo avrebbe anche affrontato di persona, lamentandosi del fatto che l’arrivo della polizia a casa sua avesse turbato la sua bambina.
Nonostante queste pesanti accuse, giovedì Sank è stato incriminato per furto aggravato, danneggiamento di proprietà altrui e soppressione intenzionale delle prove. E come se non bastasse, è stato anche accusato di aver insultato e minacciato il suo datore di lavoro tramite l’uso improprio di dispositivi elettronici.
Di fronte al giudice, Sank ha dichiarato la propria innocenza, mentre il pubblico ministero ha subito sollevato preoccupazioni riguardo alla concessione della libertà su cauzione, dato che il caso era ancora agli inizi e c’erano ancora testimoni da ascoltare. Senza dimenticare, ovviamente, la minaccia telefonica che pendeva come un’ombra.
L’avvocato difensore, Mark Busuttil, non si è fatto attendere e ha ribattuto prontamente, suggerendo che la presunta minaccia fosse stata pronunciata “nel calore del momento”
, e non fosse reale. Inoltre, Sank rischiava di perdere il lavoro se fosse stato trattenuto in custodia, il che avrebbe solo complicato ulteriormente la situazione.
Dopo aver ascoltato le argomentazioni, la magistrata Rachel Montebello ha deciso di concedere la libertà su cauzione, ma con un avvertimento severo: l’imputato non dovrà avere alcun tipo di contatto, né diretto né indiretto, con la presunta vittima.
Come parte delle condizioni per la cauzione, Sank dovrà firmare il registro due volte a settimana, pagare un deposito di 500 euro e impegnarsi con una garanzia personale di 3.000 euro. Il tribunale ha inoltre respinto la richiesta di un ordine di protezione avanzata dal pubblico ministero, sottolineando che le condizioni della cauzione proibiscono già qualsiasi comunicazione o avvicinamento alla vittima.
Foto: Jonathan Borg.