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Economia

FinTech in crescita a Malta, ma un dato preoccupa gli esperti

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Il settore FinTech a Malta è in piena espansione e i numeri lo confermano: nel 2023 la Malta Financial Services Authority (MFSA) ha registrato un boom di licenze concesse alle aziende del settore, segnale di un mercato in forte crescita e di un’isola che si conferma come hub finanziario di riferimento.

A rivelarlo è stato il CEO della MFSA, Kenneth Farrugia, durante una conferenza stampa giovedì, in cui ha anticipato alcuni dati del rapporto annuale, ancora non pubblicato: “Abbiamo registrato un aumento delle licenze rilasciate in questo settore… e i numeri continuano a essere positivi.”

Ma non è tutto. L’MFSA ha anche dato il via libera a una nuova banca, un evento che Farrugia ha commentato con enfasi: “Dopo non so quanti anni, finalmente abbiamo concesso una nuova licenza bancaria”.  E mentre gli exchange di criptovalute e gli hedge fund hanno guadagnato terreno, anche le istituzioni finanziarie che operano con moneta elettronica (EMIs) stanno crescendo in modo significativo.

“Si tratta sicuramente di un’area di espansione”  ha sottolineato il presidente dell’MFSA, Jesmond Gatt, riferendosi alle aziende che forniscono servizi finanziari transfrontalieri e che scelgono Malta come base operativa.

Non tutti i numeri, però, raccontano una storia di successo. C’è un dato che preoccupa: gli investimenti sono in calo. Farrugia ha ammesso la difficoltà del momento, ma ha assicurato che l’MFSA è determinata a invertire la tendenza: “Stiamo lavorando duramente con il settore per riaccendere l’interesse e attirare nuovo business a Malta. Ma vogliamo qualità, non numeri.”

Questa filosofia si riflette anche nella gestione delle criptovalute. Farrugia è stato chiaro: se l’MFSA fosse stata “meno rigorosa, avremmo potuto attrarre centinaia di aziende a Malta – ma non è questa la nostra intenzione.”

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Le criptovalute continuano a rappresentare una sfida per le autorità di regolamentazione, soprattutto per il loro legame con la segretezza e l’anonimato. Ma su questo punto, il capo della supervisione della MFSA, Christopher Buttigieg, non ha dubbi: “Imponiamo controlli rigorosi sugli operatori e le normative attuali garantiscono che l’identità dei destinatari di pagamenti in criptovalute sia sempre nota.”

A questo si aggiunge la cosiddetta “crypto travel rule” , introdotta dalla Financial Action Task Force (FATF), che obbliga i fornitori di servizi legati agli asset virtuali (VASPs) a identificare e condividere i dettagli delle transazioni sopra una certa soglia.

Ma c’è un problema più grande: la mancanza di un’armonizzazione normativa a livello globale. Buttigieg ha evidenziato il divario tra Europa e Stati Uniti: “Mentre in Europa il settore è regolamentato, negli Stati Uniti non esiste ancora un quadro normativo specifico. Hanno adottato misure sulla base delle leggi esistenti, ma non hanno ancora stabilito un loro regolamento.”

Guardando agli obiettivi della strategia 2023-2025, la MFSA ha sottolineato importanti progressi. L’economia maltese è cresciuta del 4,4% nei primi mesi del 2024, mentre il settore bancario ha visto un aumento del 6,2% nelle sue attività, raggiungendo la cifra record di 49,2 miliardi di euro. Anche i depositi bancari sono aumentati dell’8%, toccando quota 42,4 miliardi di euro.

In ambito normativo, l’MFSA ha già allineato le proprie regole sui servizi e prodotti finanziari basati su criptovalute alle direttive europee MiCA (Markets in Crypto-Assets Regulation ). Inoltre, sta valutando i feedback di una consultazione su un nuovo regolamento per le istituzioni di credito e studiando la necessità di un quadro normativo per la nomina di dirigenti chiave.

L’MFSA sta anche implementando le nuove regole europee sull’antiriciclaggio (AML) e lavorando con le autorità di regolamentazione europee per valutare l’impatto di FinTech e Big Tech, identificando le entità finanziarie più esposte ai rischi di crimini finanziari.

Ma non tutte le sfide sono state superate. L’MFSA ha dichiarato di aver affrontato con successo l’82% dei rischi individuati dal Digital Operational Resilience Act (DORA) dell’UE, ma ha raggiunto solo il 26% del suo obiettivo di “migliorare continuamente i processi normativi”.

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Foto: MFSA
Foto: Mark Zammit Cordina

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