Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato e membro della commissione Esteri e Difesa, è appena tornato da una missione nel Corno d’Africa, visitando Eritrea, Etiopia e Gibuti. Durante l’intervista, Borghi ha esposto le sue riflessioni sulla presenza italiana nella regione e sulle dinamiche internazionali in gioco, con un focus particolare sulle strategie dell’Italia e dell’Unione Europea.
Borghi ha sottolineato come la presenza italiana sia generalmente ben vista nella regione. “Il colonialismo è stata una pagina tragica della Storia, ma ha lasciato in eredità un legame tra i popoli,” ha spiegato. L’Italia, a differenza di altre potenze coloniali, è riuscita a emanciparsi completamente dagli schemi coloniali, mantenendo relazioni basate sulla cooperazione e la diplomazia. Un esempio lampante di questo successo è la Grand Ethiopian Renaissance Dam, un progetto idroelettrico da 4 miliardi di dollari affidato al gruppo italiano WeBuild.
La situazione a Gibuti, dove l’Italia mantiene una base militare permanente, è descritta da Borghi come particolarmente strategica. “Gibuti è a metà strada tra la Casablanca di Humphrey Bogart e Forte Apache,” ha affermato, indicando la presenza di ben sette basi militari di Paesi importanti, tra cui Stati Uniti, Francia, Cina, Italia, Spagna, Germania e Giappone. Questa posizione rende Gibuti un nodo cruciale per la sicurezza economica e fisica del Mediterraneo, con la Cina che gioca un ruolo predominante attraverso ingenti investimenti infrastrutturali.
Alla domanda su come l’Italia e l’Unione Europea possano competere con l’ascesa di Cina, Russia e Turchia, Borghi ha enfatizzato l’importanza di un coinvolgimento attivo e consapevole nella regione. “Non è la nostra periferia, ma il nostro avamposto più avanzato,” ha detto, sottolineando la necessità di un approccio europeo coeso che possa offrire non solo cooperazione economica, ma anche sicurezza, rispondendo così a un bisogno cruciale dei Paesi africani.
Il senatore ha espresso apprezzamento per l’approccio sistemico del Piano Mattei per l’Africa, proposto dal governo Meloni, pur evidenziando alcune criticità. “Mancano due cose essenziali: un approccio europeo e i soldi,” ha dichiarato. Borghi ha sottolineato che per rendere il piano efficace, è necessario un supporto finanziario adeguato e un coordinamento a livello europeo, per evitare che gli sforzi italiani restino isolati e inefficaci di fronte alla potenza economica di attori come la Cina.
Infine, Borghi ha proposto di mobilitare investimenti privati e la partecipazione delle imprese italiane in settori chiave come energia, infrastrutture, formazione e agricoltura. Il ruolo del pubblico, secondo Borghi, dovrebbe essere di indirizzo e garanzia istituzionale, senza ricadere in dirigismi o partecipazioni statali dirette. “Fare leva sulla nostra struttura diplomatica di livello è fondamentale,” ha concluso.
L’intervista a Enrico Borghi offre una panoramica chiara e dettagliata delle sfide e delle opportunità per l’Italia e l’Europa nel Corno d’Africa, delineando una strategia che combina diplomazia, investimenti e sicurezza per affermare una presenza significativa e positiva nella regione.