martedì, Aprile 30, 2024
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Internet Governance: controllo e regolamentazione della rete

Se disponiamo di uno strumento di condivisione della portata di Internet, è opportuno sapere come questo funzioni.

Negli anni, la Russia e la Cina hanno sperimentato delle reti domestiche parallele al World Wide Web; la loro caratteristica è che sono limitate dal Governo, il quale opera un azione di filtraggio di informazioni che entrano nelle reti stesse. Esistano poi altri strumenti di filtraggio della rete non legate a idee politiche, bensì a motivi commerciali. Se internet è uno strumento che può alimentare idee politiche o aumentare la condivisione di pensieri, dunque veicolare opinioni, allora è opportuno che questa grande cassa risonanza sia presieduta da regole ferree.

Le regole sono necessarie ogniqualvolta due soggetti si incontrano e ci sono sempre, anche quando ingiuste perché dettate dal soggetto con più potere; la regola può essere scritta o orale, può essere di costume o sociale; non per forza sono fornite dal legislatore.

Cosa accadeva alle origini?

Negli anni 80, vi era una situazione di combinazione di protocolli convenzionali e di regole sociali. Il nostro primo garante della privacy, Stefano Rodotà, disse che dobbiamo vedere se tutto ciò che è tecnicamente possibile sia anche giuridicamente e socialmente accettabile. La domanda fondamentale è: “Ciò che è tecnicamente possibile, può anche essere inquadrato normativamente?”. Il diritto non entrava nel sistema ma semplicemente approvava ciò che era stato già prestabilito dalle convenzioni sociali e di costume e da ciò che era tecnicamente possibile, appunto. Il diritto entrava in ultima analisi, ricoprendo così un ruolo marginale. Tutelava piuttosto i diritti di proprietà sull’hardware e sul software e i diritti fondamentali dell’uomo (libertà di pensiero, parola ecc…). Negli anni 80 non si conoscevano ancora le potenzialità di Internet, che era confinato ad un gruppo elitario di soggetti e non usato su larga scala; quindi, il diritto della comunicazione sulle piattaforme web svolgeva la sola funzione di controllore.

L’ utente di Internet da “Consumer” a “Prosumer”

Nel mondo di internet, il consumatore non è un soggetto passivo, bensì agisce ed è fautore di scelte: “prosumer”. Altro termine coniato dalla totalizzazione digitale è “società dell’informazione”, una società che si basa sul ruolo della conoscenza non in termini culturali, bensì come appropriazione di informazione. Da qui siamo passati alla nozione di “economia della conoscenza” in cui i dati personali che rilasciamo attraverso l’approvazione dei cookie sono diventati il petrolio di questa società, la materia prima su cui si basa qualunque scelta economica, sociale ecc..  I dati sono importantissimi e contribuiscono alla formazione dell’ecosistema digitale. Molti servizi online, come gli social network, vengono promossi come gratuiti; in realtà, acconsentendo al trattamento dei nostri dati personali, non paghiamo con moneta ma permettiamo alla rete di fare ciò che vuole le informazioni da noi rilasciate.  Comunque, i dati che forniamo vengono resi anonimi e poi accorpati a quelli degli altri utenti con cui condividiamo alcune informazioni come età, sesso e molti altri. Questi dati non vengono presi singolarmente ma alimentano un cumulo di dati che servono a motivi economici, di marketing ecc… In questo ecosistema digitale abbiamo la commistione tra il mondo reale e virtuale

Gli “OTT”: legislatori di Internet?

Questo è un passaggio importante poiché la nostra vita non si svolge solo nel mondo fisico ma anche in quello digitale. Non esiste un mondo virtuale che non abbia un riferimento nel mondo reale, altrimenti sarebbe un videogame. Lo stato detta le regole nel mondo reale e svolge una funzione di controllore nel mondo digitale, ma nel mondo virtuale chi detta le regole? Gli operatori che riescono a fornire le connessioni, gli “over the top”, gli OTT: è Facebook che detta le leggi da seguire per accedere al social e che decide se quel post sia da rimuovere o meno. il legislatore non sa come muoversi anche perché ha diritto di legiferare solo nel territorio di competenza, la rete invece è a-territoriale. Il legislatore ci tutela piuttosto sui singoli abusi, procede per singoli casi poiché non sarebbe in grado di vigilare sull’intero sistema. Il legislatore può solo agire dopo che ci sia stata una violazione di legge, non può punirla prima che accada. 

Allora, internet è garante di democrazia? È garante del diritto di libertà?

Il diritto di accesso al web significa diritto alla libertà di informazione, comunicazione e di diffusione del pensiero? C’è una regolazione che deve passare necessariamente per l’educazione; educazione digitale significa conoscere quali sono i diritti in internet. Per quanto internet venga fatto passare come uno spazio di libertà, in realtà non lo è. C’è qualcuno che ci permette di accedere alla rete, che controlla i nostri contenuti e ci “banna” (usando termini tipicamente digitali) se non rispettiamo le regole.

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