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nvidia scalza intel: il Dow Jones si prepara alla rivoluzione IA

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È ufficiale: Nvidia, colosso dei chip e motore dell’intelligenza artificiale, entra nel prestigioso indice Dow Jones! Questa mossa segna una svolta per l’intero settore, portando l’innovazione tecnologica e l’IA generativa al centro dell’economia statunitense. A partire dall’8 novembre, Nvidia sostituirà Intel, un ex dominatore nel campo dei semiconduttori e presente nel Dow dal lontano 1999. Un vero e proprio scossone, che riflette il cambiamento di potere in corso tra i due giganti tecnologici.

A rendere ancora più significativa questa novità è il contestuale ingresso del produttore di vernici Sherwin-Williams, che rimpiazzerà l’impero chimico Dow. “Un cambiamento epocale” , come sottolineano gli esperti, poiché Nvidia ha visto il valore delle sue azioni schizzare oltre il 180% quest’anno, spinta da una domanda senza precedenti dei suoi processori avanzatissimi e costosissimi, considerati indispensabili per sviluppare l’IA generativa, l’ultima frontiera dell’innovazione digitale.

Per Intel, al contrario, il 2023 è stato un anno difficile, con le sue azioni crollate di un vertiginoso 50%. Icona storica della Silicon Valley, l’azienda fatica a tenere il passo con l’onda inarrestabile dell’intelligenza artificiale, perdendo il suo primato a vantaggio di Nvidia.

Fondato nel 1896 da Charles Dow, il Dow Jones Industrial Average non è un semplice indice di borsa: è un simbolo, un termometro del mercato azionario degli Stati Uniti, il più grande del mondo. A differenza dell’S&P500, che pondera le aziende in base alla loro capitalizzazione, il Dow, composto da 30 titoli, è “price-weighted” , ovvero influenzato maggiormente dalle azioni con un prezzo più elevato, un dettaglio che conferisce ancora più rilevanza all’ingresso di Nvidia.

Nel Dow sono già presenti colossi tecnologici come Apple, Microsoft, IBM, Salesforce e Cisco Systems, mentre altre big tech come Google, Amazon e Meta rimangono fuori. “Il DJIA è un club selezionato” commentano i dirigenti, poiché l’indice privilegia aziende che non solo rappresentano diverse industrie, ma sono anche solide e ben affermate. Questa politica ha spesso escluso grandi nomi della tecnologia, nonostante il loro impatto globale e i valori di mercato stratosferici. “Troppa tecnologia sovrasterebbe gli altri settori”  spiegano gli esperti.

Foto: Shutterstock

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