L’Europa è al bivio, e il tempo stringe. Negli ultimi vent’anni, il continente è stato scosso da crisi su crisi: dalla devastante recessione del 2008 alla pandemia di COVID-19, fino alla guerra in Ucraina e all’aumento vertiginoso dei prezzi di energia e generi alimentari. Ma le sfide non finiscono qui. La migrazione illegale, i disastri naturali sempre più frequenti, il tasso di disoccupazione alle stelle e una leadership politica percepita come debole hanno creato una miscela esplosiva.
Cosa devono fare i governi per i loro cittadini? Quanto possono aspettarsi in termini di protezione sociale e servizi pubblici? E soprattutto, quale ruolo deve giocare il settore privato in questa partita?
Per decenni, le politiche neoliberali hanno lentamente eroso il patto sociale. I cittadini, un tempo certi che il pagamento delle tasse garantisse loro accesso a sanità e istruzione gratuite o a prezzi accessibili, si trovano ora con servizi pubblici affamati di fondi. Nel frattempo, i politici di centro-destra e centro-sinistra hanno venduto l’illusione che si potesse abbassare le tasse senza compromettere la qualità dei servizi pubblici. “Avere la botte piena e la moglie ubriaca”
è stata una promessa che, alla fine, si è rivelata un inganno.
La sinistra in crisi, la destra in ascesa
Gli ultimi vent’anni di elezioni in Europa hanno dimostrato che la crescita della destra, compresa quella estrema, è in gran parte dovuta ai fallimenti della sinistra. Il centro-sinistra, che una volta rappresentava il pilastro della giustizia sociale, ha perso la propria identità e con essa la fiducia di chi cercava un’Europa più equa. Questo è un tradimento per chi ha creduto nell’UE come un progetto di speranza e prosperità.
La fiducia, l’arma segreta per salvare l’Europa
La fiducia nelle istituzioni e nei politici è il vero cemento della democrazia. È ciò che permette alle società di prosperare, di mantenere un dialogo costruttivo e di affrontare insieme le sfide. Ma questa fiducia si sta sgretolando, portando a una frammentazione sociale sempre più evidente. Le classi più deboli, schiacciate da lavori precari e stipendi insufficienti, si sentono ignorate e tradite.
La propaganda dei partiti tradizionali ha perso mordente. I social media, con il loro flusso incessante di notizie e opinioni, hanno amplificato il malcontento, alimentando un senso di esclusione e marginalizzazione. Questo ha portato molti cittadini a ritirarsi dalla vita politica, a non votare e a perdere ogni interesse per la cosa pubblica.
Un piano per ricostruire la fiducia
Per invertire questa tendenza, l’UE deve puntare su un dialogo chiaro e trasparente. I cittadini hanno diritto a conoscere le politiche prima che vengano attuate e a reagire in modo informato
. Basta promesse irrealistiche: è ora di concentrarsi su obiettivi realizzabili e concreti. La fiducia si conquista con i fatti, non con le parole.
Il calo della fiducia in Europa è una sfida complessa, ma non insormontabile. Con un impegno serio per mantenere le promesse, promuovere il dialogo e investire nella coesione sociale, l’UE può tornare a essere il faro di speranza e prosperità che i suoi fondatori avevano immaginato.
Come disse Jean Monnet: “L’Europa si farà nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni adottate per quelle crisi”
. Forse la prossima crisi trasformativa per l’Europa è già dietro l’angolo.
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