L’Europa entra nel 2025 con il fiato sospeso: la ripresa economica è in corso, ma le incertezze non mancano. Mentre alcuni Paesi arrancano, altri accelerano verso la crescita, con Malta che si conferma una delle economie più dinamiche del continente. Ma quali saranno le vere sfide dell’anno appena iniziato? Riuscirà l’Eurozona a superare le minacce di inflazione, instabilità geopolitica e crisi industriale?
L’ultimo report European Economic Outlook
di EY getta luce sullo stato di salute dell’economia europea e sulle prospettive per il biennio 2025-2026. Un quadro che alterna segnali di speranza a minacce concrete, con il destino del Vecchio Continente che dipende da un delicato equilibrio tra politiche monetarie, mercati globali e tensioni internazionali.
Un 2024 di crescita a passo lento, ma Malta vola
Il secondo semestre del 2024 non ha regalato grandi entusiasmi. La crescita è rimasta fiacca, frenata da una produzione industriale debole e da esportazioni in difficoltà. I consumi hanno dato qualche segnale positivo, sostenuti dall’aumento dei redditi reali, ma il clima di incertezza ha continuato a pesare sugli investimenti.
L’unico vero motore dell’economia è stata la spesa pubblica, che ha tamponato alcuni dei problemi più gravi. Ma la verità è che le politiche fiscali si sono rivelate più un ostacolo che un aiuto per la crescita.
Eppure, in questo scenario incerto, Malta ha brillato come una stella nel cielo economico europeo. Nel terzo trimestre del 2024, l’isola ha registrato un impressionante +5,4% di crescita del PIL su base annua, confermandosi tra le economie più performanti dal 2019. L’Eurozona, nel complesso, ha superato i livelli pre-pandemia del 4,6%, ma con forti differenze tra i vari Paesi.
Anche il mercato del lavoro ha vissuto una fase di stabilizzazione, sebbene con importanti differenze nazionali. La crescita dei salari rimane ancora elevata e non si è allineata all’obiettivo d’inflazione della Banca Centrale Europea.
2025: tra speranza e rischi latenti
Il 2025 potrebbe segnare l’inizio di una ripresa più solida, con una crescita prevista in aumento dallo 0,7% del 2024 all’1,3%. Nel 2026, l’espansione dovrebbe accelerare fino all’1,8%, prima di rallentare nuovamente all’1,4% nel 2027. Ancora una volta, Malta si posizionerà in testa alla classifica europea, con un impressionante +4% di crescita del PIL, il dato più alto tra i Paesi UE.
Ma attenzione: il mercato del lavoro rallenterà. La domanda di forza lavoro sarà più debole e la pressione demografica si farà sentire. La disoccupazione dovrebbe rimanere stabile ai livelli del 2024, mentre la crescita dei salari nominali subirà una frenata, pur restando sopra i livelli pre-pandemia a causa delle persistenti tensioni nel mercato del lavoro.
L’inflazione: il nemico invisibile che non ci abbandona
L’inflazione continua a essere una spina nel fianco dell’Eurozona. Anche nel 2025 si prevede che i prezzi restino sopra il 2%, con particolari criticità nei servizi. Nei Paesi dell’Europa centrale e orientale, le pressioni inflazionistiche potrebbero essere ancora più forti, spinte da un’impennata dei salari.
Nel frattempo, la BCE ha avviato un graduale taglio dei tassi d’interesse e nel 2025 ne seguiranno altri. Ma secondo gli esperti di EY, la politica monetaria dell’istituto di Francoforte è ancora troppo rigida. L’analisi suggerisce che il tasso di deposito della BCE dovrebbe essere inferiore al 2%, mentre negli Stati Uniti il valore di riferimento si attesta intorno al 3%.
Anche la politica americana avrà un impatto diretto sulle sorti dell’economia europea. Dopo le elezioni negli USA, i rendimenti obbligazionari sono schizzati verso l’alto, con effetti più marcati negli Stati Uniti e nel Regno Unito rispetto all’Europa continentale. Risultato? Il dollaro si rafforza sull’euro, aumentando le sfide per le esportazioni europee.
I grandi pericoli del 2025: l’Europa è pronta a reggere l’urto?
Oltre all’inflazione e alla politica monetaria, l’Europa dovrà affrontare una serie di rischi che potrebbero mettere a repentaglio la ripresa. Tra i principali fattori di preoccupazione individuati da EY troviamo:
🔴 Guerra commerciale – L’aumento delle tariffe doganali potrebbe colpire duramente le esportazioni europee, soprattutto nei settori industriali.
🔴 Tensioni geopolitiche
– Il conflitto in Ucraina e la crisi in Medio Oriente potrebbero far schizzare i prezzi delle materie prime e compromettere le catene di approvvigionamento.
🔴 Industria in crisi
– I costi energetici elevati e la concorrenza della Cina rischiano di trascinare l’industria europea in una nuova fase di declino.
🔴 Frenata della fiducia
– Se imprese e consumatori si lasceranno sopraffare dall’incertezza economica, la ripresa rischia di restare un miraggio.
🔴 Clima e instabilità politica
– Eventi meteorologici estremi e crisi politiche potrebbero destabilizzare i mercati e far impennare i prezzi di energia e generi alimentari.
🔴 Pressione sui debiti sovrani
– I Paesi dell’Europa meridionale e i mercati emergenti restano vulnerabili alle oscillazioni dei tassi di interesse, ora che l’inflazione non contribuisce più a ridurre il peso del debito.
Uno spiraglio di luce: le opportunità di crescita
Nonostante i pericoli, non tutto è perduto. Ci sono diversi fattori che potrebbero dare una spinta all’economia europea:
✅ Un’inflazione più mite nei servizi – Un calo dell’inflazione potrebbe rilanciare la spesa delle famiglie e spingere la BCE a tagliare ulteriormente i tassi, favorendo gli investimenti.
✅ I risparmi della pandemia pronti a essere spesi
– Se le famiglie decidessero di utilizzare le riserve accumulate negli anni scorsi, il consumo potrebbe decollare.
✅ Automazione e IA al servizio della crescita
– La carenza di manodopera potrebbe accelerare gli investimenti in robotica e intelligenza artificiale, aumentando la produttività.
✅ L’immigrazione come risorsa economica
– L’aumento dei flussi migratori potrebbe attenuare il problema della mancanza di lavoratori e dare stabilità alla crescita di lungo periodo.
Tra tensioni globali, pressioni inflazionistiche e rischi geopolitici, il 2025 sarà un anno cruciale per l’Europa. Il successo dipenderà dalla capacità dei governi e delle istituzioni di gestire i pericoli e sfruttare al massimo le opportunità. La partita è ancora aperta.
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