Per anni, l’economia maltese ha viaggiato a velocità record, alimentando la convinzione che la crescita sarebbe stata continua e inarrestabile. Ma ora arriva la frenata. Secondo il Central Bank of Malta, nel quarto trimestre del 2024, la fiducia delle imprese ha raggiunto il livello più basso dal 2021, segnalando un rallentamento che gli osservatori più esperti avevano già previsto. Il motore economico dell’isola sta perdendo colpi, e il rischio di un impatto a catena è più concreto che mai.
Malta si regge su tre pilastri economici: consumo interno, turismo di massa e costruzioni. Se anche solo uno di questi settori scricchiola, l’intero sistema ne risente. E i numeri parlano chiaro: nel 2024, appena il 9% delle aziende ha registrato un miglioramento delle condizioni commerciali, un crollo del 25% rispetto all’anno precedente. Unica eccezione? Il settore turistico, che grazie ai numeri record di visitatori ha registrato l’incidenza più alta di attività in crescita.
Ma questa non è una sorpresa. Da anni si parla della necessità di puntare su un turismo di qualità, capace di attrarre visitatori con maggiore capacità di spesa. Eppure, le politiche continuano a spingere sulla quantità, rischiando di saturare il mercato e compromettere la sostenibilità dell’intero settore.
Anche il settore immobiliare resiste, con una domanda di vendita e affitto che si mantiene “resiliente”
. Il motivo? Molti investitori sono ancora convinti che la crescita del numero di lavoratori stranieri continuerà a spingere la necessità di nuove abitazioni. Un’idea che sembra condivisa dalla Planning Authority, che non mostra alcuna intenzione di limitare l’espansione dell’edilizia, nonostante le crescenti preoccupazioni sul sovrasviluppo.
Ma il momento di affrontare la realtà di un’economia in rallentamento è arrivato. Gli imprenditori maltesi, che hanno partecipato allo studio della Banca Centrale, non hanno dubbi: “le incertezze economiche globali”
hanno contribuito a questo calo di fiducia. Malta, con la sua economia fortemente dipendente dal mercato internazionale, non è immune dagli scossoni globali: il rischio di stagnazione in Europa, le tensioni geopolitiche e la volatilità del mercato delle materie prime – soprattutto del petrolio – avranno inevitabilmente ripercussioni anche sull’isola.
Ora la domanda è: il governo sarà in grado di gestire con saggezza questo rallentamento economico, evitando di congelare o rinviare le riforme strutturali necessarie?
Il timore più grande per il mondo delle imprese riguarda l’aumento del costo del lavoro, considerato la minaccia principale alla crescita. Ma c’è un’incognita ancora più grande: la reale volontà politica di attuare le recenti riforme proposte sul mercato del lavoro. Se queste riforme venissero applicate in modo rigoroso, come reagirebbero le attività economiche che dipendono pesantemente dalla manodopera importata?
E con l’estate alle porte, ci si chiede: gli operatori del turismo di massa faranno pressioni per smantellare quelle che definiscono “inefficienze burocratiche”
nel mercato del lavoro, così da facilitare ulteriormente l’importazione di lavoratori stranieri?
Se Malta non affronta la sua dipendenza da consumi interni, turismo di massa e settore edilizio, i prossimi rallentamenti economici rischiano di essere ancora più devastanti. Per troppo tempo, chi prende le decisioni ha ignorato i segnali d’allarme sulla sostenibilità economica del Paese.
È ora di agire. La strategia Vision 2050 sarà solo l’ennesimo documento che ripete promesse già fatte e mai mantenute? Le visioni possono trasformarsi rapidamente in miraggi e incubi
, se non sono supportate da una determinazione politica concreta e da riforme attuate nei tempi giusti.
Ma ogni crisi porta con sé un’opportunità. I rallentamenti economici mettono alla prova la leadership e spingono a ridefinire le strategie per garantire prosperità a lungo termine. Sarà questa la volta buona?
Foto: Matthew Mirabelli