Nel lontano 1839, quando la fotografia fece il suo ingresso trionfale in Francia e Gran Bretagna, il mondo cambiò per sempre. La memoria umana non sarebbe mai più stata la stessa. E mentre l’Europa scopriva il potere di catturare la realtà su lastre di vetro, un piccolo arcipelago nel Mediterraneo si trovò, quasi per caso, tra i primi a sperimentare questa straordinaria innovazione. Malta, con il suo mix di culture e il suo spirito pionieristico, non perse tempo: prima i fotografi stranieri e poi quelli locali si lanciarono in questa nuova avventura, trasformando l’isola in un piccolo centro nevralgico della fotografia vittoriana.
Eppure, nonostante questa storia ricca e affascinante, la fotografia maltese è rimasta per lungo tempo un capitolo dimenticato, ignorato dagli storici e lasciato nell’ombra. Solo nel 2000, grazie alla ricercatrice Margret Harker, venne finalmente riportata alla luce. Da allora, altri studiosi hanno provato a ricostruire il passato fotografico dell’isola, ma restano ancora molte pagine da scrivere.
Un’arte per pochi eletti
Oggi basta un semplice clic su uno smartphone per immortalare un momento. Ma nell’Ottocento, la fotografia era un’arte per pochi eletti. Ogni scatto richiedeva una complessa combinazione di abilità chimiche e meccaniche: lenti e fotocamere costruite a mano, emulsioni sensibili preparate artigianalmente, tempi di esposizione infiniti, messa a fuoco manuale, treppiedi ingombranti e un intero processo di sviluppo laborioso e sporco. Solo chi aveva tempo, passione e risorse economiche poteva permettersi di cimentarsi in questa sfida.
Non sorprende, quindi, che della fotografia amatoriale maltese dell’epoca non si sappia quasi nulla. I professionisti hanno lasciato tracce del loro lavoro, ma i dilettanti? Sembravano svaniti nel nulla… fino alla scoperta di un incredibile tesoro dimenticato: un manuale di fotografia scritto in maltese e pubblicato nel lontano 1895!
Il misterioso autore dietro il primo manuale fotografico maltese
Chi avrebbe mai immaginato che, oltre un secolo fa, un autore maltese si fosse preso la briga di scrivere un libro per spiegare la fotografia ai suoi connazionali? Il manuale, intitolato Tgħallim tal-Fotografija
, fu pubblicato da A. Aquilina & Co. e stampato da C. Busuttil, e porta la firma di un enigmatico “E.L.V.” Un nome che, ancora oggi, rimane avvolto nel mistero.
Si è ipotizzato che dietro quelle iniziali si nascondesse Edoardo Luigi Vella, ma la sua figura resta un’ombra sfuggente. Nessun dizionario biografico lo menziona, nessuna fotografia firmata con il suo nome è mai stata trovata… o quasi. Un antico ritratto vittoriano reca sul retro un timbro con la scritta Edward L. Vella Amateur Photographer. Coincidenza? O prova definitiva della sua identità?
Fotografia per tutti: una rivoluzione democratica
Ma ciò che rende questo manuale davvero straordinario non è solo la sua rarità, ma la sua missione: rendere la fotografia accessibile a tutti. Nella prefazione, E.L.V. lamenta il fatto che i giovani maltesi dell’epoca, se non conoscevano l’italiano o l’inglese, non potevano imparare la fotografia. Così, decise di scrivere un libro nella loro lingua.
Non voleva insegnare la fotografia come un’arte nobile e riservata a pochi, ma come un mestiere pratico, “biex jakilghu bicca hobz
“. Un approccio tipicamente maltese, in cui l’utilità prevale sull’estetica.
L’attrezzatura consigliata: le migliori fotocamere dell’epoca
Il manuale è un vero e proprio viaggio nel mondo della fotografia ottocentesca. E.L.V. elogia le macchine fotografiche prodotte dalla J. Lancaster & Son di Birmingham, considerandole le migliori in termini di qualità-prezzo. Tra i modelli consigliati troviamo il Le Merveilleux, ideale per i principianti, e l’International Lancaster
, una fotocamera di lusso per i professionisti, dotata di un otturatore istantaneo.
Un dettaglio affascinante è l’inclusione dei prezzi dell’epoca:
- Il modello base, con treppiede e obiettivo, costava 21 scellini (circa €1,30 di oggi).
- Il modello più avanzato arrivava a 150 scellini (circa €9).
E.L.V. avverte i principianti: meglio iniziare con un modello economico, perché all’inizio si faranno tanti errori e molte lastre di vetro finiranno nella spazzatura.
Il capitolo dedicato alla chimica dello sviluppo fotografico è altrettanto intrigante. L’autore cerca di adattare i termini scientifici alla lingua maltese, parlando di bromidu, spiritu di vinu e bicloridu. Persino l’allume, utilizzato dai barbieri per fermare il sangue dopo la rasatura, diventa xropp il-gmied
.
Le regole d’oro per un ritratto perfetto
Ma il vero capolavoro del manuale è la sezione dedicata ai ritratti e alle foto di gruppo. E.L.V. fornisce regole precise, alcune delle quali rivelano molto sulla mentalità vittoriana:
- Il soggetto deve stare all’ombra e non deve guardare direttamente la fotocamera.
- Se si tratta di una donna, il fotografo deve essere gentile e spiegarle con grazia come posare.
- Mai sorridere! I denti non sempre erano in perfette condizioni e la moda dell’epoca preferiva espressioni serie e composte.
- I ritratti migliori non devono mai essere frontali: “una metà del viso deve essere più in ombra dell’altra, perché è questo che dona bellezza alla fotografia“.
- Le foto scattate in studio, “geuua il baracca tal hgieg“, saranno sempre migliori di quelle scattate all’aperto.
Per le foto di gruppo, le regole sono ancora più rigide:
- I soggetti devono disporsi a mezzaluna, alcuni in piedi, altri seduti, altri ancora sdraiati in primo piano.
- Lo sfondo deve essere suggestivo: una fontana, degli alberi o un edificio imponente.
- I soggetti devono guardare in direzioni diverse per evitare un effetto troppo statico e artificiale.
- E sopra ogni cosa… mai includere un cane nella foto! Se l’animale si muove durante l’esposizione, “bizzejed biex ihassarlec collox“.
Il fotoritocco dell’epoca: quando Photoshop era a matita
L’ultimo capitolo affronta il tema del ritocco fotografico, una pratica che oggi chiamiamo “photoshopping”. L’autore spiega che, con apposite matite, si possono attenuare occhiaie e rughe: “gli anziani possono ringiovanire, ma la somiglianza resterà fedele alla realtà
“.
Tuttavia, emerge un pizzico di ironia quando parla delle donne: “Le donne, in particolare, vogliono che le loro foto vengano ritoccate, perché sanno bene che il fotoritocco può far mentire la loro data di nascita“.
Un tesoro dimenticato
La riscoperta di questo manuale è una vera e propria finestra su un’epoca lontana. Con il suo stile pratico e diretto, E.L.V. ha creato un’opera senza tempo, dimostrando che la fotografia, anche nel XIX secolo, non era solo un’arte elitaria, ma uno strumento per raccontare la vita, per lavorare e, perché no, per lasciare un segno nella storia.
Foto: Courtesy of William Zammit, Charles P. Azzopardi