La Germania è in fermento! Friedrich Merz, il leader dell’Unione Cristiano-Democratica (CDU), ha vinto le elezioni e ora ha davanti a sé una sfida colossale: formare un nuovo governo in tempi record. Il messaggio è chiaro: “Il mondo non aspetta”
. E mentre gli Stati Uniti affrontano il terremoto politico della presidenza Trump, la Germania è in recessione e l’Europa è più divisa che mai. Il rischio di una paralisi politica a Berlino è reale, ma Merz sa che non c’è tempo da perdere.
Dopo una campagna elettorale infuocata, con il tema dell’immigrazione al centro del dibattito a seguito di una serie di attacchi mortali attribuiti a migranti, Merz si ritrova ora a dover tendere la mano proprio agli avversari della SPD. Olaf Scholz ha incassato una sconfitta amara, fermandosi al 16%, e ha chiesto scusa ai suoi sostenitori per il risultato “amaro”
. Ora, però, occhi puntati su Boris Pistorius, il ministro della Difesa, che potrebbe giocare un ruolo cruciale nelle prossime trattative.
Nella serata di domenica, il trionfo di Merz è stato oscurato dall’avanzata della destra radicale di Alternative für Deutschland (AfD), che ha toccato un record di oltre il 20%. Ma il leader conservatore ha un obiettivo preciso: formare un governo stabile, con una maggioranza solida. “Abbiamo combattuto una campagna molto dura”, ha dichiarato in TV, riferendosi alle sue critiche contro i “cervelli impazziti della sinistra”. Poi ha subito abbassato i toni: “Ora dobbiamo parlare e trovare un accordo”
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Una missione impossibile?
Merz ha davanti a sé una missione diplomatica di livello internazionale: riallacciare i rapporti con Donald Trump, che ha sconvolto l’Europa tendendo la mano a Vladimir Putin, e costruire una coalizione interna in grado di reggere l’urto di una politica sempre più frammentata. Cornelia Woll, della Hertie School di Berlino, non ha dubbi sulla portata della sfida: “La Germania si trova di fronte a compiti titanici, sia in politica interna che estera”
. E il rischio è chiaro: se Berlino resterà bloccata, saranno altri a decidere il destino dell’Europa.
Trump, nel frattempo, ha già fatto sentire la sua voce. Il tycoon ha celebrato la vittoria della CDU come “un grande giorno per la Germania e per gli Stati Uniti”, affermando che “i tedeschi si sono stancati dell’agenda senza senso, specialmente su energia e immigrazione”. Da Parigi, anche Emmanuel Macron ha lanciato un messaggio di collaborazione a Merz, parlando di una “Europa forte e sovrana” in un’epoca di grande incertezza. Volodymyr Zelensky, dal fronte ucraino, ha espresso il desiderio di lavorare con Berlino per “rafforzare l’Europa”
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Un risultato che non basta
La crisi politica in Germania si è ufficialmente aperta il 6 novembre, lo stesso giorno della rielezione di Trump, segnando la fine della coalizione guidata da Scholz. E se la CDU/CSU ha vinto, non ha raggiunto il fatidico 30%, lasciando Merz in una situazione complessa.
Il deputato CDU Wolfgang Bosbach ha commentato con realismo: “Possiamo essere soddisfatti, ma non più di tanto”
. Un risultato che non entusiasma, ma che comunque lascia spazio di manovra a Merz, visto che i Verdi sono fermi all’11,6% e la sinistra radicale Linke all’8%.
Ma il vero colpo di scena arriva dal partito di Sahra Wagenknecht (BSW), che ha sfiorato il 5% necessario per entrare nel Bundestag. La sua assenza semplifica il compito di Merz, evitandogli il rischio di una coalizione a tre. Anche il Partito Liberale (FDP), che ha contribuito alla caduta del governo Scholz, è rimasto fuori dal parlamento, rendendo le trattative meno complicate.
Una cosa è certa: nessun partito intende collaborare con AfD, tenuta fuori da ogni ipotesi di governo grazie al “muro di fuoco” eretto dagli altri partiti. Questo lascia a Merz una sola strada percorribile: una nuova Grosse Koalition
con la SPD.
L’obiettivo? Avere un governo entro metà aprile. La sfida è aperta, e l’Europa attende con il fiato sospeso.