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I giornalisti della TV pubblica italiana scioperano per la “libertà

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Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni assiste alla trasmissione televisiva nazionale “Porta a Porta” a Roma il 4 aprile 2024. AFP

I giornalisti dell’emittente pubblica italiana RAI hanno scioperato lunedì, lamentando problemi di personale e di influenza politica sotto il governo di destra di Giorgia Meloni.

“Preferiamo perdere uno o più giorni di paga piuttosto che perdere la nostra libertà”, ha dichiarato in un video l’Usigrai, il principale sindacato che rappresenta i 2.000 giornalisti dell’emittente, difendendo lo sciopero di 24 ore.

La direzione della RAI ha però accusato l’Usigrai di promuovere “fake news” e di essere guidata da “motivazioni ideologiche e politiche”.

L’Usigrai ha indetto lo sciopero alla fine del mese scorso, citando tra l’altro “il controllo asfissiante sul lavoro giornalistico, con il tentativo di ridurre la RAI a megafono del governo”.

L’Usigrai aveva già usato questa frase per contestare quella che, secondo i critici, è la crescente influenza sulla RAI da parte di figure vicine al Presidente del Consiglio Meloni, leader dei Fratelli d’Italia post-fascisti.

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Nel suo video, l’Usigrai ha sottolineato in particolare la decisione di “censurare” un monologo di un autore principale che criticava la Meloni in vista della Festa della Liberazione del 25 aprile, quando gli italiani ricordano la sconfitta del fascismo e dei nazisti alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Antonio Scurati aveva accusato il partito della Meloni di voler “riscrivere la storia” attribuendo i peggiori eccessi del regime fascista alla sua collaborazione con la Germania di Adolf Hitler.

L’Usigrai lamenta anche problemi di organico, affermando che i dipendenti che vanno in pensione non vengono sostituiti, mentre alcuni giornalisti sono lasciati a languire con contratti temporanei.

Nella propria dichiarazione video, la dirigenza RAI ha affermato che non c’è “alcuna censura” e che sta cercando di trasformare l’emittente in una “moderna società di media digitali”.

A dimostrazione dell’impatto dello sciopero, lunedì il canale RAI 24 ore su 24 ha trasmesso servizi preregistrati.

La Federazione Nazionale della Stampa (FNSI) ha offerto il proprio sostegno agli scioperanti.

Tuttavia, il sindacato più piccolo dei giornalisti RAI, Unirai, ha condannato lo sciopero come “politico”.

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Ha difeso il ritorno al “pluralismo” dell’emittente, che è finanziata in parte dal canone.

In quanto emittente pubblica i cui vertici sono scelti dai politici, l’indipendenza della RAI – che ha uno share televisivo in prima serata di circa il 39% – è sempre stata oggetto di dibattito.

Ma l’arrivo al potere della Meloni, che ha formato una coalizione con il partito di estrema destra Lega di Matteo Salvini e l’ala destra di Forza Italia del defunto Silvio Berlusconi, ha ridimensionato le preoccupazioni.

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