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Tecnologia

Domani entrano in vigore le norme UE che regolano i contenuti digitali

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Tra le 22 piattaforme che si trovano ad affrontare regole più severe ci sono booking.com, Google Search, Instagram, Snapchat e X. Foto: Shutterstock

Le aziende digitali non potranno più nascondersi dopo l’entrata in vigore, a partire da domani, della storica legge sui contenuti digitali promulgata dall’UE, con il rischio di pesanti multe in caso di violazione.

Le nuove regole, note come Digital Services Act (DSA), sono entrate in vigore l’anno scorso per le piattaforme più grandi del mondo, tra cui Facebook e TikTok, ma ora si applicheranno a tutte le aziende, tranne quelle più piccole.

Quando l’Unione Europea ha proposto la legge nel 2020, l’obiettivo era semplice: domare il selvaggio west online, dove Bruxelles riteneva che le aziende non facessero abbastanza per bloccare i contenuti illegali o non agissero a sufficienza per proteggere i consumatori.

Bruxelles ha già mostrato i denti, dimostrando ai titani della tecnologia che fa sul serio.

La Commissione Europea ha avviato un’ondata di indagini per interrogare le maggiori piattaforme sul modo in cui affrontano una serie di problemi, dalla protezione dei consumatori all’attività dei bambini online.

Finora l’UE ha avviato una procedura di infrazione formale contro X, l’ex Twitter del miliardario tecnologico Elon Musk, per “contenuti illegali e disinformazione”.

Le punizioni per le violazioni della DSA saranno severe.

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Chi viola le regole potrebbe essere multato fino al sei per cento del suo fatturato annuo globale, o addirittura bandito nell’UE in caso di violazioni gravi e ripetute.

Da domani, l’UE sarà ufficialmente in grado di colpire le aziende con sanzioni, comprese multe, per qualsiasi violazione.

Ma al di là della prospettiva delle multe, Alexandre de Streel del think tank Centre on Regulation in Europe (CERRE), ha affermato che la legge mira in ultima analisi a cambiare la cultura delle aziende digitali.

“La DSA è un sistema graduale, non cambierà tutto in un minuto e non il 17 febbraio”, ha affermato. “L’obiettivo non è imporre multe, ma far sì che le piattaforme cambino le loro pratiche”

Applicazione in tutto il blocco

Tenere d’occhio le aziende sarà un compito suddiviso tra la Commissione, con il suo team di oltre 120 esperti, e gli Stati dell’UE.

Come esempio dei loro nuovi obblighi, le piattaforme che offrono servizi di shopping devono agire rapidamente per bloccare la vendita di prodotti contraffatti e bloccare i truffatori recidivi.

L’UE vieta anche la pubblicità mirata per i bambini e cerca di rendere più facile per gli utenti segnalare contenuti illegali, presentare reclami e chiedere un risarcimento per le violazioni delle regole.

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La Commissione supervisionerà le piattaforme più grandi, ma gli Stati dovranno istituire dei “coordinatori dei servizi digitali” per monitorare le imprese più piccole.

Le imprese con meno di 50 dipendenti e un fatturato inferiore a 10 milioni di euro saranno esentate dalle norme più onerose.

Le sfide

La legge è entrata in vigore ad agosto per le piattaforme “molto grandi” di proprietà di Alphabet di Google, Amazon, Apple, ByteDance, società madre di TikTok, Meta, proprietaria di Facebook, e Microsoft.

L’UE ritiene che queste piattaforme debbano fare di più, poiché le loro dimensioni e la loro portata comportano una maggiore responsabilità nell’affrontare i rischi più elevati per gli utenti.

Tra le 22 piattaforme che dovranno sottostare a regole più severe figurano booking.com, Google Search, Instagram, Snapchat e X, oltre a tre grandi piattaforme pornografiche.

Sono obbligate a essere più trasparenti, dando accesso ai ricercatori per esaminare le piattaforme e pubblicando valutazioni annuali dei rischi a loro spese.

La nuova legge è già stata oggetto di controversie.

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La DSA ha affrontato una serie di contestazioni legali da parte di Amazon e Zalando per la loro designazione come aziende “molto grandi” e da parte di Meta e TikTok per il pagamento di una tassa per l’applicazione della legge.

Meta ha pagato circa 11 milioni di euro, mentre TikTok si è rifiutata di dire quanto ha pagato.