Indagine shock all’Agenzia dei Servizi Correzionali: ufficiali penitenziari sospettati di doppio lavoro!
Un’indagine scottante scuote l’Agenzia dei Servizi Correzionali! Il Times of Malta ha appreso che ufficiali penitenziari avrebbero svolto un secondo lavoro durante il normale orario di servizio, una situazione esplosiva che va avanti da oltre un anno!
Le prime rivelazioni indicano che almeno due ufficiali, impiegati a tempo pieno presso l’ufficio dei registri della prigione, lavoravano part-time trascrivendo verbali per il tribunale “durante le ore di ufficio in carcere”
, secondo fonti ben informate. Ma non finisce qui: si sospetta addirittura che abbiano completato i verbali anche durante gli straordinari!
L’indagine, avviata la scorsa settimana, resta avvolta nel mistero: non si sa ancora se qualche ufficiale sia stato sospeso o se sia stata presentata una denuncia alla polizia. Inoltre, il numero di ufficiali coinvolti potrebbe essere superiore a due.
Le accuse sono emerse solo dopo un recente cambio nella gestione dell’ufficio dei registri. “Non è chiaro se la precedente gestione sia sospettata di essere coinvolta in queste irregolarità”
, riferiscono le fonti.
L’ufficio dei registri, cuore informativo del Corradino Correctional Facility a Paola, gestisce i dati dei detenuti, dalla raccolta delle informazioni biografiche alle azioni disciplinari, fino al calendario delle udienze. La trascrizione dei verbali del tribunale comporta l’ascolto delle registrazioni delle udienze e la loro trasformazione in documenti ufficiali.
Le fonti rivelano che “gli ufficiali non avevano informato le autorità carcerarie del loro impiego part-time presso il tribunale”. Fonti legali affermano che è “eticamente scorretto e potenzialmente in conflitto che gli ufficiali penitenziari trascrivano le udienze dei detenuti”
.
Un’altra fonte solleva un punto critico: “È ingiusto concentrare l’indagine esclusivamente su quel dipartimento. Un’indagine più ampia scoprirebbe altri lavori non dichiarati o abusi.”
Le domande inviate al carcere e all’Agenzia dei Servizi del Tribunale restano senza risposta.
Foto: Matthew Mirabelli