Secondo una revisione della spesa pubblica per tutto il 2022, molti enti governativi hanno l’abitudine di non rispettare le norme sugli appalti, ricorrendo spesso a “irregolarità” per mantenere in funzione i propri servizi.
È quanto emerge da un ampio rapporto pubblicato lunedì dal revisore generale, a seguito di una serie di 26 controlli finanziari e di conformità sulla spesa pubblica.
La revisione ha rilevato una serie di irregolarità, che vanno da contratti retrodatati a contratti assegnati senza bando pubblico e servizi addebitati ai ministeri molto tempo dopo la scadenza del contratto.
In diversi casi, è stato riscontrato che gli enti hanno assegnato contratti senza l’approvazione del ministero delle Finanze e senza rilasciare i documenti necessari.
In alcuni casi, ciò era dovuto a una “pianificazione inadeguata”, con gli enti costretti a ricorrere a questi metodi o a rischiare l’interruzione dei servizi.
Procedure negoziate, approvazioni retrodatate
Uno dei colpevoli, il Ministero per l’Invecchiamento attivo, viene rimproverato per il “frequente” ricorso alle procedure negoziate, una forma di appalto in cui solo le aziende invitate dall’ente possono presentare un’offerta, e per aver continuato a utilizzare i fornitori di servizi dopo la scadenza dei loro contratti.
Questo, secondo il revisore generale, “si discosta dallo spirito della normativa sugli appalti pubblici e ostacola la concorrenza”.
In un caso, sono state utilizzate ripetute procedure negoziate per mantenere a bordo un’azienda che forniva pasti per case di riposo, invece di indire una nuova gara d’appalto.
In totale, l’azienda è stata pagata 5,4 milioni di euro per fornire questo servizio tra il 2016 e il 2023, nonostante il suo contratto originale fosse scaduto nel dicembre 2015.
Una pratica simile è stata adottata per la fornitura di altri servizi, come le pulizie e i servizi domiciliari, con approvazioni spesso retrodatate.
37 ordini diretti a un’unica azienda in un anno
Il Ministero dell’Invecchiamento attivo non è l’unico colpevole.
Il Ministero di Gozo,
si legge nel rapporto, è caratterizzato da un “abituale aggiramento delle norme sugli appalti”. Si scopre che il ministero ha ripetutamente suddiviso i servizi più costosi in più contratti, ciascuno del costo di poco meno di 10.000 euro, apparentemente per evitare le regole sugli appalti.
Il ministero ha emesso 37 ordini diretti a un’unica società per servizi di sicurezza nell’arco di poco meno di un anno, tra dicembre 2021 e novembre 2022, per un totale di 209.000 euro. Questo nonostante la stessa società avesse già vinto in precedenza una gara d’appalto per servizi di sicurezza ancora in vigore.
Accordi irregolari simili sono stati riscontrati per diversi altri servizi del ministero, dalla gestione dei progetti ai servizi di segreteria, dove si è scoperto che diversi impiegati sono stati assunti direttamente senza l’approvazione del ministero delle Finanze.
Controlli e contrappesi deboli
Più in generale, in diversi enti sono stati riscontrati controlli interni “insufficienti”, il che significa che mancano i controlli e gli equilibri necessari per garantire il rispetto delle norme sugli appalti.
In molti casi mancavano informazioni fondamentali, come la data di completamento prevista di un progetto, rendendo impossibile giudicare se gli obiettivi fossero stati raggiunti in tempo. In altri casi, è emersa una scarsa sorveglianza sulle spese o sulla tenuta dei registri.