Le intercettazioni telefoniche utilizzate per incastrare un sospetto trafficante di droga hanno violato uno dei diritti fondamentali di ogni cittadino: il diritto a un processo equo. E tutto questo perché è stato un ministro, e non un tribunale, a dare l’autorizzazione. A stabilirlo è stata una clamorosa sentenza della Corte Costituzionale, che ora mette sotto pressione il governo per rivedere una volta per tutte le leggi sulle intercettazioni telefoniche a Malta.
Il sistema attuale, infatti, permette che queste intercettazioni siano approvate da un ministro, anziché da un’autorità giudiziaria. Ed è proprio grazie a questo cavillo che Joseph Lebrun, un residente di Marsascala di 65 anni, è riuscito a ottenere una vittoria legale, sfidando con successo il controverso sistema delle intercettazioni, sancito dal Malta Security Services Act. Ma chi è quest’uomo? E perché questa decisione potrebbe cambiare per sempre il modo in cui Malta combatte i crimini più gravi?
Lebrun era stato accusato nel 2005 di aver complottato per importare 7 kg di eroina, una quantità capace di inondare il mercato locale. Il destino dell’uomo sembrava segnato: la polizia aveva presentato come prove schiaccianti le trascrizioni delle sue telefonate, intercettate con l’autorizzazione dell’allora ministro per gli Affari Interni, Tonio Borg. Ma quello che nessuno aveva previsto è che, dietro quelle intercettazioni, si nascondeva una grave falla nel sistema giudiziario maltese.
Come è iniziato tutto…
Nel 2005, la Squadra Antidroga ricevette una soffiata su una gigantesca operazione di traffico di droga via mare. Lebrun era sospettato di essere il protagonista di un piano per far entrare una massiccia quantità di eroina a Malta. Così, a maggio di quell’anno, il ministro Borg firmò l’autorizzazione per intercettare le sue telefonate. Le intercettazioni portarono a un’operazione congiunta tra i servizi segreti maltesi e la polizia, culminata nell’arresto di Lebrun il 6 settembre 2005.
“Abbiamo fatto irruzione al momento giusto, grazie a quelle intercettazioni,” hanno dichiarato gli agenti di polizia durante il processo, “è stato così che abbiamo fermato la spedizione di eroina e identificato i responsabili.”
Sembrava una vittoria per la giustizia, ma non tutto è andato come previsto. Nel novembre del 2005, il tribunale ha deciso di scarcerare Lebrun per insufficienza di prove. Due settimane dopo, però, l’uomo è stato nuovamente arrestato e accusato, ma la sua causa penale è stata sospesa a causa di una serie di contestazioni legali portate avanti dai suoi avvocati, che sostenevano che l’intero processo fosse viziato. Le loro battaglie nei tribunali costituzionali hanno portato a delle modifiche legislative cruciali.
Una sfida al sistema delle intercettazioni
Nel 2018, i legali di Lebrun hanno alzato ancora di più il tiro, sollevando nuove questioni davanti al Primo Tribunale Civile in materia costituzionale. La loro argomentazione era semplice ma potente: la legge attuale permetteva intercettazioni con l’autorizzazione di un ministro o del suo segretario permanente, senza alcun controllo giudiziario. Tutto questo avveniva nel massimo segreto, e quando le prove venivano poi presentate in tribunale, non c’era modo di verificare come fossero state effettivamente ottenute.
In pratica, sostenevano gli avvocati, il sistema era come “una scatola nera”, inaccessibile e incontrollabile.
Inoltre, la conservazione dei dati da parte dei fornitori di servizi e il loro utilizzo da parte della polizia o di altre entità, secondo loro, era altrettanto illegale.
Ma il Procuratore Generale, il Commissario di Polizia, il Ministro degli Affari Interni e della Sicurezza Nazionale e il capo dei Servizi Segreti non erano d’accordo. Hanno ribattuto che “la Convenzione Europea permette intercettazioni in casi speciali, soprattutto quando si tratta di combattere crimini gravi”.
E, secondo loro, il quadro legislativo maltese offriva tutte le garanzie necessarie.
Una sentenza che fa tremare il sistema
La giudice Miriam Hayman ha emesso una sentenza che potrebbe rivoluzionare il sistema. Ha stabilito che i diritti di Lebrun a un processo equo erano stati violati, perché le intercettazioni erano state autorizzate dall’Esecutivo e non da un’autorità giudiziaria indipendente. “Non c’è stato alcun controllo giudiziario,” ha dichiarato la giudice, “e l’imputato non ha avuto alcuna garanzia che i dati prodotti come prova fossero stati raccolti in modo trasparente.”
Tuttavia, la corte ha respinto la richiesta di dichiarare illegale la conservazione dei dati da parte dei fornitori di servizi.
La sentenza ha ripreso argomentazioni già sollevate in casi simili, come quelli di George Degiorgio e Charles Steven Muscat, e rappresenta un importante precedente per il futuro delle intercettazioni a Malta.
Gli avvocati di Lebrun: eroi controcorrente
I legali che hanno rappresentato Lebrun – Jose’ Herrera, Franco Debono, Alex Scerri Herrera, David Camilleri e Marion Camilleri – hanno portato avanti una battaglia controcorrente. Debono, in particolare, aveva suggerito di rivedere le leggi sulle intercettazioni già più di dieci anni fa, nel 2012, quando era un deputato del PN. E nel 2014, Herrera, all’epoca sottosegretario, aveva pubblicamente dichiarato che i politici non avrebbero dovuto essere coinvolti in decisioni così delicate come le intercettazioni telefoniche.
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