Quando firmiamo un contratto d’acquisto, siamo davvero sicuri di conoscere tutti i nostri diritti? Spesso, quando acquistiamo mobili, elettrodomestici o servizi su misura, ci viene chiesto di versare un acconto. Un passaggio che sembra una semplice formalità, ma che può trasformarsi in una trappola se non siamo ben informati. Perché se da un lato l’acconto è la conferma dell’impegno a completare l’acquisto, dall’altro può significare la perdita di una somma di denaro nel caso in cui qualcosa vada storto.
Pagare un acconto non è solo una garanzia per il venditore: rappresenta un contratto vincolante per entrambe le parti. Il consumatore si impegna a finalizzare l’acquisto, mentre il venditore è obbligato a fornire il prodotto o il servizio pattuito. Ma chi stabilisce l’importo dell’acconto? E soprattutto, il consumatore ha voce in capitolo?
La somma richiesta può variare a seconda del tipo di acquisto: per un mobile su misura, ad esempio, il deposito potrebbe essere più alto perché il prodotto è personalizzato e difficile da rivendere. Al contrario, per un elettrodomestico standard, l’importo dell’acconto sarà generalmente più basso, dato che l’oggetto può essere facilmente venduto ad altri clienti in caso di disdetta.
Ma attenzione: il venditore può proporre una cifra, ma il consumatore ha sempre il diritto di negoziare. Se, ad esempio, viene richiesto il 50% dell’importo totale per un servizio che sarà fornito solo tra mesi, è possibile discutere un deposito inferiore, senza perdere il diritto all’acquisto. Se il venditore rifiuta ogni trattativa, è il caso di riflettere bene prima di procedere: vale davvero la pena impegnarsi finanziariamente senza sentirsi del tutto sicuri?
Una volta trovato un accordo, il deposito deve essere chiaramente indicato nel contratto di vendita. Tutto deve essere nero su bianco: modalità di pagamento, scadenze e il saldo rimanente. Pensiamo all’acquisto di un’auto: il contratto potrebbe stabilire se il pagamento finale verrà effettuato in un’unica soluzione o a rate. Avere ogni dettaglio scritto aiuta a evitare brutte sorprese e a tutelarsi in caso di controversie.
Ma cosa succede se, dopo aver versato l’acconto, il consumatore cambia idea? Qui arriva la parte più spinosa: il deposito può essere perso, a meno che il contratto non preveda una clausola che permetta di ottenere un rimborso, totale o parziale. Per questo, è sempre consigliabile verificare attentamente ogni dettaglio prima di firmare.
E se invece fosse il venditore a non rispettare l’accordo? La legge è chiara: se il commerciante non è in grado di fornire il prodotto o il servizio come concordato, il consumatore ha il diritto di ottenere il rimborso dell’acconto versato. Non solo: se il mancato rispetto del contratto ha causato spese extra, il consumatore può chiedere un risarcimento. Pensiamo, ad esempio, a una coppia che ha prenotato una location per il matrimonio, versando un deposito, e all’ultimo minuto il locale non è più disponibile. In questo caso, oltre al rimborso dell’acconto, potrebbero essere richiesti anche i costi sostenuti per trovare un’alternativa all’ultimo minuto.
Per far valere i propri diritti, è fondamentale avere prove scritte della violazione del contratto. Mai affidarsi solo a un accordo verbale: il contratto deve sempre contenere tutti i dettagli concordati, dalla descrizione del prodotto o servizio fino alla data di consegna e al prezzo totale.
Versare un acconto è una prassi comune, ma può trasformarsi in un problema se non si conoscono le proprie tutele. Se ci sono dubbi o si sospetta di essere vittime di una pratica commerciale scorretta, è possibile rivolgersi all’Ufficio per gli Affari dei Consumatori della MCCAA per ricevere supporto e chiarimenti.
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