Lo spazio è un territorio inaccessibile per la maggior parte dell’umanità, ma per alcuni è un vero e proprio parco giochi. Un ambiente spietato, dove la vita umana non può esistere senza macchinari sofisticati. Eppure, è proprio grazie a queste tecnologie che oggi possiamo esplorarlo, studiarlo e, soprattutto, sfruttarlo.
Ma progettare e lanciare veicoli spaziali è un’impresa titanica: costi esorbitanti, difficoltà tecniche e un margine d’errore vicino allo zero. Perfino le nazioni più potenti del mondo hanno visto fallire missioni multimilionarie. Eppure, nonostante queste sfide, i satelliti sono diventati parte integrante della nostra vita quotidiana. Ogni volta che controlliamo il meteo, usiamo il GPS o ci colleghiamo a Internet, stiamo inconsapevolmente sfruttando una rete di satelliti che orbitano sopra le nostre teste.
Negli ultimi anni, il concetto di costellazioni satellitari ha rivoluzionato il settore. Invece di lanciare pochi e costosissimi satelliti di grandi dimensioni, le aziende stanno puntando su flotte di piccoli satelliti, più economici e facili da sostituire. Starlink e OneWeb hanno già reso Internet accessibile in ogni angolo del pianeta con migliaia di mini-satelliti. Planet Labs, invece, riesce a fotografare l’intero globo ogni giorno grazie a CubeSats grandi quanto una scatola da scarpe.
Ma il potenziale dello spazio è ancora tutto da esplorare. Mentre sulla Terra affrontiamo una crisi ambientale senza precedenti, il nostro Sistema Solare resta una risorsa quasi del tutto inesplorata. Il problema? Il costo dell’esplorazione. E qui entra in gioco Malta.
L’Università di Malta cambia le regole del gioco
All’Università di Malta, gli scienziati stanno scrivendo il futuro dell’esplorazione spaziale con i progetti ASTREA e QUASAR. In collaborazione con Blu5 Labs Ltd, hanno sviluppato una nuova generazione di satelliti ultra-leggeri, appena 250 grammi di pura innovazione, costruiti con componenti reperibili sul mercato. Un’idea rivoluzionaria che permette di lanciare intere costellazioni di satelliti in un’unica missione, abbattendo drasticamente i costi.
Ma la vera genialità sta nel loro funzionamento. Dopo il lancio, un cluster di otto satelliti inizia un processo di divisione gerarchica: prima si separa in due gruppi, poi ogni gruppo si divide ulteriormente, utilizzando un sistema di repulsione elettromagnetica per posizionarsi in orbita. Alla fine, si ottiene una costellazione perfettamente distribuita intorno alla Terra, pronta a svolgere missioni di comunicazione, monitoraggio dello spazio o tracciamento degli aerei.
E non finisce qui. Questa tecnologia risolve uno dei problemi più gravi dell’era spaziale: i detriti spaziali. Grazie alla loro orbita bassa, questi satelliti sono progettati per rientrare nell’atmosfera e disintegrarsi completamente dopo pochi anni, evitando di creare nuovi rottami pericolosi. Un’innovazione che non solo riduce i costi, ma rende lo spazio più pulito.
Ora arriva la sfida più grande: testare questi satelliti in missioni reali e dimostrare che Malta può giocare un ruolo da protagonista nell’esplorazione spaziale.
Foto: Daniel Cumbo