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Diritti riproduttivi: la florida frena, ma altrove si svolta

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La scena è emblematica: Julie Bufkin spinge il passeggino della sua bambina, Alice, adornato con slogan come “Libertà Riproduttiva” e “Quando Lottiamo, Vinciamo” . Un’immagine che parla da sola, simbolo di una battaglia cruciale per i diritti delle donne in America. E ieri, in vari stati, questa lotta ha raggiunto un nuovo capitolo.

Gli elettori hanno preso posizione.

In Florida e South Dakota, gli elettori hanno respinto misure che avrebbero ampliato l’accesso all’aborto. Ma in altre parti del Paese, come Arizona, Colorado e New York, i cittadini hanno fatto un passo decisivo verso il futuro, scegliendo di difendere o addirittura ampliare i diritti riproduttivi.

L’Arizona, ad esempio, ha approvato un emendamento costituzionale che consente l’aborto fino alla “viabilità fetale”, intorno alla 24ª settimana, cancellando il limite precedente di 15 settimane. In Missouri, un tempo tra gli stati con le leggi più dure, gli elettori hanno ribaltato il copione: ora, l’aborto sarà permesso fino alla stessa soglia temporale, eliminando persino le restrizioni per stupro e incesto.

Ma in Florida, dove si votava per un emendamento simile, il risultato ha sorpreso molti. Sebbene il 57% degli elettori si sia espresso a favore dell’Amendment 4, non è stato sufficiente a superare l’altissimo quorum richiesto del 60%. Un duro colpo per i sostenitori dei diritti riproduttivi, segnando la prima sconfitta di una misura pro-aborto dal ribaltamento della Roe v. Wade nel 2022.

Christina Francis, della American Association of Pro-life OB/GYNs, ha accolto con entusiasmo il risultato, dichiarando: “La vittoria in Florida segna l’inizio di una rivoluzione per la salute delle donne in America.”

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Una questione che va oltre i numeri.

In stati come la South Dakota, la situazione è ancor più rigida. Qui, l’aborto è vietato salvo casi in cui la vita della madre sia in pericolo. Gli elettori hanno respinto un emendamento che avrebbe allentato queste restrizioni. Nancy Northup, presidente del Center for Reproductive Rights, ha affermato che il risultato in Florida riflette un desiderio inespresso degli elettori: “La maggior parte dei votanti ha chiaramente dimostrato di volere indietro la propria libertà riproduttiva”, ha detto, “ma il quorum elevato e la disinformazione li costringono ancora a vivere nella paura e nell’incertezza.”

Nel frattempo, Kamala Harris ha continuato a evidenziare le storie di donne che hanno subito complicazioni mediche gravi – o addirittura mortali – a causa delle restrizioni. “Queste leggi non riguardano solo la politica, ma la vita e la salute delle persone” , ha sottolineato la vicepresidente.

Il lascito di Trump e il futuro della battaglia.

Dietro a tutto questo c’è l’ombra lunga delle nomine conservative effettuate da Donald Trump, che hanno portato alla Corte Suprema il margine necessario per ribaltare la storica Roe v. Wade. Northup ha avvertito che le conseguenze della presidenza Trump potrebbero intensificarsi se dovesse ottenere un secondo mandato: “I danni del suo primo mandato saranno amplificati da minacce ancora più gravi. Non ci fermeremo e combatteremo ogni passo.”

La battaglia per i diritti riproduttivi, insomma, è ben lontana dal concludersi. E per molti, la sconfitta in Florida è solo un ostacolo temporaneo. “Continueremo a combattere su ogni fronte”, ha promesso Northup, “per garantire che nessuna donna debba vivere nella paura o nell’incertezza quando si tratta della propria salute.”

Foto: AFP

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