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80 anni da Auschwitz: il silenzio dei sopravvissuti parla al mondo

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Un anniversario carico di emozioni e memoria: il mondo si prepara a commemorare l’80° anniversario della liberazione di Auschwitz, il luogo che simboleggia il culmine dell’orrore nazista e del genocidio ebraico. Lunedì, questo luogo intriso di tragedia vedrà riuniti sopravvissuti, leader internazionali e dignitari, tutti uniti per rendere omaggio a chi ha perso la vita in uno dei capitoli più bui della storia umana.

Auschwitz, il più grande campo di sterminio nazista, fu teatro della morte di un milione di ebrei tra il 1940 e il 1945, insieme a oltre 100.000 persone di altre origini. Il suo nome evoca immagini di sofferenza indicibile, ma anche un richiamo potente a preservare la memoria. “Quest’anno ci concentreremo sui sopravvissuti e sul loro messaggio. Non ci saranno discorsi politici,”  ha dichiarato Pawel Sawicki, portavoce del Museo di Auschwitz, sottolineando l’importanza del loro racconto.

Tra i partecipanti, si attende la presenza di circa 50 sopravvissuti, affiancati da personalità di spicco come il re Carlo III, il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier e il cancelliere Olaf Scholz. Anche Malta sarà rappresentata, con la partecipazione del presidente Myriam Spiteri Debono. L’intera giornata sarà segnata da momenti solenni, come la deposizione di fiori presso il Muro della Morte da parte dell’attuale presidente polacco Andrzej Duda.

Ma questa commemorazione non è solo un tributo al passato: è un monito per il presente e il futuro. I sopravvissuti, intervistati in diverse parti del mondo, non smettono di avvertire: “Come ha potuto il mondo permettere Auschwitz?” si domanda Marta Neuwirth, 95 anni, da Santiago del Cile. Julia Wallach, parigina quasi centenaria, con le lacrime agli occhi, ha aggiunto: “È troppo difficile parlarne, troppo duro. Ma finché potrò, lo farò.”

La storia di Auschwitz, aperto nel 1940 e liberato il 27 gennaio 1945, rappresenta un continuum di orrori. Dalla “Marcia della Morte”, che vide 60.000 prigionieri costretti a marciare verso ovest, alla distruzione delle camere a gas pochi giorni prima dell’arrivo delle truppe sovietiche, ogni dettaglio riecheggia una brutalità disumana. Quel giorno, i soldati trovarono solo 7.000 superstiti tra macerie e cenere, ma la liberazione di Auschwitz divenne un simbolo di speranza e rinascita.

Quest’anno, tuttavia, la cerimonia non è priva di polemiche. Per la prima volta, la Russia non sarà presente a causa della guerra in Ucraina. Inoltre, il possibile coinvolgimento del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha suscitato dibattito, con voci discordanti sulla sua eventuale partecipazione, sebbene alla fine non si sia confermata.

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I sopravvissuti, veri protagonisti di questa commemorazione, hanno condiviso le loro storie con un’urgenza palpabile, sapendo che il tempo stringe. Esther Senot, 97 anni, ha sfidato il gelido inverno polacco per tornare a Birkenau con giovani studenti francesi, mantenendo una promessa fatta alla sorella morente nel 1944: “Racconta quello che ci è successo affinché la storia non ci dimentichi mai.”

I nipoti, come Frankie, si chiedono: “Crederanno a noi quando non ci sarà più lei?”  Un interrogativo che rende ancora più cruciale il compito di tramandare questa memoria. Auschwitz non è solo un luogo: è un grido silenzioso che richiama il mondo alla responsabilità di ricordare e prevenire.

Foto: [Archivio Times Of Malta]

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