Da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca per il suo secondo mandato, sembra essersi posto un solo obiettivo: far parlare di sé. E ci sta riuscendo alla grande. In appena un mese, ha seminato scompiglio con decisioni che fanno discutere, dichiarazioni esplosive e mosse che sembrano studiate apposta per scatenare polemiche. È il Trump che tutti conosciamo: imprevedibile, provocatorio e sempre al centro della scena.
Tra uscite discutibili e tentativi di ribattezzare luoghi geografici che non gli appartengono, c’è però un provvedimento che ha acceso un dibattito acceso: il divieto per le donne transgender di competere negli sport femminili.
Non mi addentrerò nel suo altro decreto controverso, quello che impone il riconoscimento ufficiale di soli due sessi, maschile e femminile. Anche se avrei molto da dire, questa non è la sede giusta. Ma l’ordine esecutivo che vieta la partecipazione delle donne transgender alle competizioni femminili merita di essere analizzato.
Un recente studio delle Nazioni Unite ha rivelato un dato sconcertante: circa 900 medaglie sarebbero state “strappate” alle atlete biologicamente donne a causa della partecipazione di donne transgender. Un numero impressionante, che corrisponde a centinaia di sogni spezzati, di carriere infrante, di sacrifici resi vani.
Immaginate di vedere vostra figlia, sorella o moglie allenarsi ogni giorno, spingersi oltre il limite per raggiungere il massimo, solo per essere battuta da un concorrente che fino a poco tempo fa gareggiava come uomo. È questa la parità?
Questa mossa di Trump avrà un impatto soprattutto nelle scuole e nei college, perché prevede il taglio dei fondi federali per quegli istituti che non rispetteranno la nuova regola. Ma la Casa Bianca ha anche promesso di impedire la partecipazione di atlete transgender alle Olimpiadi di Los Angeles 2028. E lo stesso Trump ha lasciato intendere che i visti potrebbero non essere concessi.
Non sto dicendo che questa sia la soluzione perfetta. Forse Trump è andato troppo oltre con il suo divieto assoluto. Forse la minaccia olimpica dovrà essere ridimensionata. Forse serve una soluzione più bilanciata e inclusiva.
Ma è innegabile che, per la prima volta, qualcuno ha avuto il coraggio di affrontare il problema. Il mondo dello sport dovrà trovare un compromesso, ma intanto, per molte giovani atlete americane, il campo di gioco è tornato un po’ più equo.
Non c’erano dubbi: prima o poi Kylian Mbappé avrebbe dimostrato perché il Real Madrid ha fatto carte false per portarlo al Bernabéu. Dopo un inizio complicato, la stella francese ha finalmente trovato la sua dimensione. E purtroppo per il Manchester City, la sua rinascita è esplosa nel peggior momento possibile per gli inglesi.
Già da qualche settimana Mbappé stava mostrando segnali di crescita, ma la tripletta rifilata al City è stata la consacrazione definitiva. È stato il tipo di prestazione che i tifosi blancos aspettavano con impazienza: devastante, decisivo, imprendibile.
Per il Manchester City, invece, questa eliminazione dalla Champions League è stata una vera disfatta. Una resa senza condizioni, l’ennesima umiliazione di una stagione che sta lasciando segni profondi.
E a questo punto, c’è una domanda che inizia a serpeggiare tra i tifosi: Pep Guardiola ha sottovalutato la situazione? Il tecnico catalano, genio indiscusso della panchina, ha forse pagato a caro prezzo la sua strategia di piccoli aggiustamenti, quando invece sarebbe servita una vera e propria rivoluzione.
Ma attenzione: guai a dare Guardiola per finito. Il catalano, ferito nell’orgoglio, farà di tutto per riportare il suo City ai vertici. Già a gennaio ha rinforzato la squadra con qualche innesto mirato e, con altri acquisti in estate, potremmo ritrovarci di fronte a una macchina da guerra più letale che mai.
Europa, siete avvisati.
Gian Piero Gasperini non è noto per avere peli sulla lingua. Ma questa volta il tecnico dell’Atalanta ha superato sé stesso.
Durante la sfida di Champions League contro il Club Brugge, la Dea si è trovata sotto 3-0 all’intervallo. Gasperini ha deciso di mandare in campo Ademola Lookman e la sua scelta sembrava essere azzeccata: dopo appena 34 secondi, l’attaccante ha trovato il gol, accendendo una scintilla di speranza.
Poi, il momento chiave: l’Atalanta guadagna un calcio di rigore, una chance d’oro per rientrare in partita. Lookman prende il pallone, si prepara, calcia… e sbaglia.
A fine partita, Gasperini non ci ha girato intorno: “Lookman non doveva tirare quel rigore. È uno dei peggiori rigoristi che abbia mai visto. Ha un record terribile, anche in allenamento ne segna pochissimi.”
Parole pesanti, che ovviamente non sono state accolte bene dal diretto interessato. Lookman ha replicato con amarezza, definendo il commento del mister “profondamente irrispettoso”.
E il bello è che fino a quel momento l’attaccante aveva un record perfetto dagli undici metri con la maglia dell’Atalanta: quattro rigori calciati, quattro trasformati.
Allora perché questa sfuriata pubblica da parte di Gasperini? Un avvertimento al resto della squadra? O forse dietro c’è qualcosa di più profondo, una tensione latente tra allenatore e giocatore?
Una cosa è certa: questa storia è tutt’altro che chiusa.
Foto: Andrew Harnik/Getty Images/AFP