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Malta

marsa: la pista dei cavalli cade a pezzi, rischio per gli animali

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La pista di corse dei cavalli di Marsa, un tempo orgoglio nazionale, oggi è ridotta a un campo minato di pericoli. A distanza di cinque anni da promesse altisonanti per trasformare l’impianto in un centro equestre all’avanguardia, i proprietari dei cavalli denunciano una situazione che non esiteremmo a definire catastrofica. La pista non solo è “nelle condizioni peggiori di sempre” , ma rappresenta un rischio concreto per la salute degli animali, come dichiarano furiosi i loro proprietari.

Invece della sabbia soffice promessa, sulla pista è stato steso un pericoloso mix di ghiaia e sabbia, aumentando il rischio di lesioni per i cavalli, proprio a ridosso di gare previste tra poche settimane. Non solo: il paddock e il vecchio ippodromo sono diventati impraticabili, invasi da cumuli di macerie che sembrano più un campo di battaglia che un luogo per lo sport.

A peggiorare la situazione, non esistono generatori di riserva: le gare notturne rischiano di essere gettate nel buio più totale in caso di interruzione di corrente. E non finisce qui. Le tettoie che dovrebbero offrire riparo ai cavalli dal sole cocente sono a un passo dal crollo, con conseguenze che potrebbero essere disastrose.

“Amiamo correre, ma abbiamo accettato la decisione di fare una pausa di alcune settimane, considerando anche le condizioni climatiche estremamente calde di quest’estate,” racconta un proprietario di cavalli, “ma purtroppo, non è stato fatto alcun lavoro per migliorare le strutture. Sono nelle condizioni peggiori di sempre e temo seriamente per il benessere del mio cavallo.”

Come se non bastasse, il paddock è stato chiuso, sepolto sotto un mare di detriti. “Questo significa che durante i 20 minuti tra una gara e l’altra ci sono 16 cavalli che non hanno un’area dove aspettare prima di partire,”  denuncia un altro proprietario, esasperato dalla situazione.

Ma il vero colpo di scena arriva con il problema della sabbia. “Hanno portato la sabbia sbagliata,” afferma un altro proprietario, “era piena di ghiaia! Quando si sono accorti dell’errore, hanno ordinato altra sabbia, ma l’hanno mescolata con quella sbagliata, e ora la pista è un mix pericoloso. I cavalli rischiano seriamente di farsi male, potrebbero incastrarsi pietre negli zoccoli con conseguenze gravissime.”

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L’assenza di una fonte di energia di riserva è un altro dei gravi problemi denunciati dai proprietari. “Se durante una gara notturna a Marsa dovesse mancare la corrente, cavalli e guidatori sarebbero esposti a un rischio enorme di infortunio,”  spiegano, preoccupati per la sicurezza.

E non finisce qui. Il vecchio ippodromo, un tempo utilizzato dai guidatori per allenare i cavalli, è diventato inutilizzabile: cumuli di macerie lo hanno reso inaccessibile. Cosa è successo alle promesse fatte nel 2019? Durante una conferenza stampa a Castille, si era parlato di un progetto da 28 milioni di euro per trasformare Marsa in un centro sportivo internazionale entro il 2023, un sogno che sembra ormai lontano anni luce.

Non solo si prometteva una rigenerazione della pista e del campo da polo, ma anche nuove strutture per le discipline equestri, dalle corse su pista piana agli spettacoli equestri, fino a modernissime stalle e impianti di allenamento e riabilitazione per garantire il benessere dei cavalli. Si parlava persino della collaborazione con le scuderie dello sceicco Al Makhtum di Dubai, che avrebbe dovuto portare a Malta cavalli da corsa di fama mondiale.

Ma la realtà odierna racconta una storia ben diversa. I premi in denaro sono ridicoli: “A Malta, se vinci una gara di classe premier, la divisione più alta, ti porti a casa 600 euro. In Francia, per una gara di basso livello, vinci 7.000 euro,” spiega un proprietario, con amarezza. “E la cosa peggiore è che devi aspettare mesi prima di ricevere il premio. Nonostante tutto, continuiamo a investire nei cavalli, mossi solo dalla passione per lo sport, anche se il ritorno economico è quasi inesistente.”

Una passione che però, senza un intervento rapido e deciso, rischia di trasformarsi in disperazione.

Foto: Jonathan Borg

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