Solo un pazzo oserebbe mettere in dubbio il genio di Ruben Amorim, nuovo allenatore del Manchester United. E, visto che non è il mio turno di indossare il cappello da “idiota del villaggio” questa settimana, non lo farò.
Diamo un’occhiata al suo curriculum: al Sporting Lisbona ha dimostrato di essere uno dei talenti più caldi d’Europa, un vero maestro nell’arte di vincere. E se la sua ultima partita casalinga, un 4-1 da capogiro contro il Manchester City in Champions League, non fosse già abbastanza, c’è di più: la disperazione e il dolore dei tifosi dello Sporting per il suo addio dimostrano quanto sia capace di costruire legami profondi con la comunità calcistica.
Tutto questo rende la sua nomina all’Old Trafford una mossa quasi ovvia. Ma ecco il punto: il Manchester United ha già percorso questa strada.
Negli ultimi dieci anni, allenatori pieni di speranza sono arrivati con grandi promesse, solo per essere schiacciati dalle aspettative e dai problemi cronici del club. Certo, David Moyes, Ole Gunnar Solskjaer e Ralf Rangnick non erano dei fuoriclasse. Ma che dire di Louis van Gaal e José Mourinho? Due giganti con più di 50 trofei combinati, eppure considerati fallimenti nel contesto della gloriosa storia del Manchester United.
E poi c’è Erik ten Hag. Quando è stato strappato all’Ajax, era considerato uno dei migliori in Europa. Eppure, nonostante abbia messo insieme una delle squadre più costose della storia, ha portato a casa solo un paio di trofei di minor rilievo. Persino quei piccoli trionfi sembrano essere arrivati per pura fortuna
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Il problema, sempre più evidente, non è l’allenatore. È inconcepibile che tre manager del calibro di Van Gaal, Mourinho e ten Hag siano diventati incapaci appena arrivati all’Old Trafford.
Cosa c’è di profondamente sbagliato? Non lo so.
Forse neanche le menti più brillanti all’interno del club lo sanno davvero. Ma qualcosa, al centro di tutto, impedisce agli allenatori di ottenere i risultati che il loro talento dovrebbe garantire.
Spendere soldi non ha risolto nulla. Ten Hag ha bruciato mezzo miliardo netto e ha comunque schierato una squadra che sembrava assemblata da un bambino al suo primo tentativo su Football Manager.
Amorim è destinato a fallire? Non necessariamente.
La sua nomina, la prima mossa diretta di Sir Jim Ratcliffe e del suo team, potrebbe dargli un vantaggio. Non c’era lo stesso entusiasmo nel mantenere ten Hag, sostenuto solo dopo il fortunato trionfo in FA Cup. Ma Amorim? Lui è la loro scelta, il loro progetto. Hanno agito velocemente per assicurarsi il suo ingaggio, segno che l’Operazione Amorim era già pronta da tempo.
E con questo supporto, unito al suo talento e al suo carisma, Amorim potrebbe davvero risvegliare il gigante dormiente. Certo, potrebbe dover adattare il suo stile di gioco o rivoluzionare la squadra, ma avrà probabilmente tutto il tempo necessario per farlo.
Prima o poi, la legge delle probabilità suggerisce che un allenatore riuscirà a riportare il Manchester United ai vertici del calcio, sia in patria che in Europa.
Non sarà una passeggiata, ma Amorim ha più di una possibilità di essere quell’allenatore.
E che dire dell’altra metà di Manchester? Qualcosa sembra essersi incrinato nella perfetta macchina del City. Dopo la sconfitta in League Cup contro il Tottenham, la squadra ha ceduto contro il Bournemouth e ha subito una pesante sconfitta per 4-1 dallo Sporting Lisbona in Champions League.
L’ultima volta che il City ha perso tre partite di fila? Chi se lo ricorda?
Guardiola punta il dito contro una lunga lista di infortuni, e sicuramente non aiuta. Rodri, vincitore del Pallone d’Oro, manca eccome.
Ma guardando i nomi schierati contro lo Sporting – Ederson, Haaland, Foden, Kovacic e altri – c’era abbastanza talento per evitare una disfatta. E quando puoi far entrare dalla panchina giocatori del calibro di de Bruyne, Gundogan e Doku, di certo non stai “raschiando il fondo del barile”.
Guardiola ha affrontato pochi momenti di crisi nella sua carriera. Quanto durerà questa fase negativa? Liverpool, e forse anche Arsenal, riusciranno a capitalizzare questo momento di debolezza?
Una cosa è certa: il City tornerà presto in forma smagliante, pronto a inanellare una di quelle serie vincenti da far tremare i rivali.
Foto: Patricia De Melo Moreira/AFP