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Malta

Vita da incubo per Gaby: lavora di giorno, rinchiusa al Mount Carmel di notte

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Una donna autistica è costretta a vivere un incubo ogni notte, rinchiusa nel Mount Carmel Hospital, dove divide la stanza con un uomo in attesa di processo per omicidio e uno stupratore che si vanta apertamente delle sue gesta. Sì, avete capito bene: una giovane donna, 31 anni, che di giorno lavora come tutti noi, di sera è costretta a tornare in un luogo da cui chiunque fuggirebbe a gambe levate.

Non ci sono altre strutture che possano accoglierla. Gaby*, come preferisce farsi chiamare per proteggere la sua identità, ha un lavoro a tempo pieno, ma ogni sera si ritrova in quell’ospedale psichiatrico perché nessun altro servizio residenziale è disponibile per persone con le sue esigenze. Il suo problema? Autismo e disturbi comportamentali. Ma non è una malata mentale grave, eppure è costretta a vivere con persone pericolose.

“Lavoro a tempo pieno. Posso gestirmi. Ma ho bisogno di un po’ di supporto” dice Gaby, visibilmente esasperata. “La mentalità qui è che siamo tutti pazzi, e ci buttano dentro senza badare alle nostre necessità, probabilmente perché non c’è un altro posto dove mandarci.”

Gaby ha avuto un’infanzia devastante. A 15 anni, ha deciso di lasciare la sua casa, dopo aver tentato il suicidio per fuggire dagli abusi familiari. “Da allora ho girato per vari posti… Fino a sette mesi fa, quando mi hanno rispedita al Mount Carmel perché mi hanno detto che sono difficile da gestire per via del mio autismo. Senza un servizio residenziale adatto, la scelta era tra il Mount Carmel o la strada.”

I professionisti del settore psichiatrico gridano da anni che c’è un vuoto nel sistema: non esistono strutture per adulti con problemi comportamentali. E così, persone come Gaby finiscono in un ospedale psichiatrico, condividendo gli spazi con individui considerati pericolosi. Il governo ha promesso di chiudere il Mount Carmel, ma resta un grande interrogativo: dove andranno persone come lei?

A differenza dei pazienti, Gaby è libera di uscire ogni giorno per andare al lavoro. Ma ogni sera deve tornare lì, come se fosse una prigione. La sua giornata comincia alle 7 del mattino, quando lascia l’ospedale, e termina intorno alle 15 d’estate o alle 18 d’inverno, quando rientra. Ma una volta dentro, le regole sono ferree.

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“Non ho libertà”, dice, sconsolata. “Qui c’è una routine e io devo rispettarla. Decidono loro quando posso fare la doccia, mangiare e dormire. Se perdo la cena, che viene servita alle 17, resto senza mangiare. E non posso nemmeno fare la doccia prima di andare a lavorare, perché le docce sono aperte solo alle 7:30 del mattino.”

Nonostante riconosca il lavoro dei suoi infermieri, Gaby crede che il sistema sia profondamente fallato. Non solo non esistono strutture adeguate per persone con la sua condizione, ma la permanenza in ospedale sta peggiorando il suo stato.

Sa che non può vivere completamente da sola, poiché ha bisogno di un supporto emotivo costante. “Ho difficoltà a controllare le mie emozioni a causa dell’autismo. Se mi sento giù, ho bisogno di qualcuno con cui parlare, qualcuno che mi calmi e mi aiuti a vedere le cose in prospettiva.”

Il desiderio di Gaby è semplice ma straziante: “La gente mi vede lavorare e pensare che sia tutto a posto, ma c’è una grande crepa. Voglio vivere con dignità e rispetto. Lavoro, pago le tasse. Faccio il mio dovere andando al lavoro ogni giorno, ma mi aspetto rispetto dalla società. Voglio una casa, nella società.”

E non è sola. Valerie Brincat, terapista occupazionale e rappresentante dell’Autism Parents Association, conferma che il caso di Gaby non è isolato. “Il Mount Carmel non è adatto per le persone con autismo. Abbiamo genitori con figli ancora più giovani di Gaby, ricoverati lì e peggiorati.”  L’associazione ha sollevato la questione con le autorità, proponendo soluzioni che evitino il ricovero inappropriato di queste persone e migliorino la loro qualità di vita.

Tra le raccomandazioni spicca la creazione di abitazioni specializzate, integrate nella comunità, con personale formato per fornire supporto emotivo e pratico a chi convive con l’autismo.

Il Ministero della Salute, interrogato sulle affermazioni di Gaby, comprese le regole imposte ai non-pazienti e la composizione eterogenea dei reparti, ha risposto: “Non riteniamo appropriato commentare i singoli casi, ma possiamo confermare che al Mount Carmel ci sono persone che non necessitano più di un ospedale per la salute mentale.”

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Foto: [Mark Zammit Cordina]

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