L’Università di Malta è in rivolta contro una direttiva che molti considerano un vero e proprio bavaglio alla libertà di espressione degli educatori. Il nuovo provvedimento del Ministero dell’Istruzione esige che i docenti chiedano autorizzazione prima di parlare ai media, specificando persino gli argomenti di cui intendono discutere. Una stretta che ha immediatamente scatenato un’ondata di critiche, coinvolgendo sindacati, attivisti e docenti indipendenti.
La UMASA, Associazione del Personale Accademico dell’Università di Malta, non ha usato mezzi termini, dichiarando di condividere “profonda preoccupazione” per quella che ha definito una “limitazione alla libertà di parola degli insegnanti.” L’associazione ha sottolineato come “gli educatori siano al servizio del bene pubblico, non degli interessi governativi,” difendendo il loro “diritto a dissentire”
e a essere attivi politicamente senza il timore di subire ripercussioni.
Ma non è tutto: la UMASA ha lanciato un avvertimento chiaro sulle possibili “gravi conseguenze” di una politica che rischia di “silenziare voci fondamentali” nella ricerca di soluzioni per il paese. Secondo il sindacato, questa nuova norma rappresenta una minaccia diretta per l’attivismo, la partecipazione sindacale e la rappresentanza degli educatori. “Limitare la voce degli educatori significa soffocare il dibattito e minacciare la libertà accademica,”
hanno sottolineato, ribadendo l’importanza di garantire a tutti il diritto di esprimere opinioni anche critiche, senza paura di ritorsioni.
La nuova politica si applica a tutte le forme di comunicazione con i media: interviste televisive, podcast, articoli di giornale e programmi radiofonici su tematiche educative. Chi ottiene il permesso per parlare deve inoltre garantire che le proprie dichiarazioni siano allineate con le politiche e gli obiettivi del Ministero dell’Istruzione, evitando di promuovere opinioni personali o dichiarazioni che possano sembrare politicamente schierate.
Le autorità giustificano la direttiva affermando che è necessaria per preservare standard professionali elevati. Ma i critici insorgono: denunciano che si tratta di un “attacco diretto alla libertà di parola” che mette a tacere tutti coloro che hanno una voce politicamente attiva o che lavorano con ONG. Il sindacato UPE e il sottosegretario ombra per l’Istruzione, Justin Schembri, hanno chiesto l’intervento del difensore civico per esaminare questa direttiva. Anche Arnold Cassola, candidato indipendente e noto accademico, ha chiesto che venga esaminata, definendo la mossa “fascista”
; tuttavia, la sua richiesta è stata respinta perché non impiegato presso il ministero.
L’avvocato ed ex deputato Jason Azzopardi è stato altrettanto critico nei confronti della nuova norma, dichiarando che essa “imbavaglia di fatto gli educatori” e suggerendo che il governo “abbia tutt’altro in mente.”
Foto: Matthew Mirabelli