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Malta

Malta: il caso Grech riaccende il dibattito sui diritti nei procedimenti giudiziari

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Un caso destinato a far discutere! La giustizia maltese ribadisce che non tutti i procedimenti garantiscono i diritti che ci aspetteremmo.

Il diritto a un processo equo è considerato uno dei capisaldi della giustizia, sancito dalla Convenzione Europea sui Diritti Umani e dalla Costituzione maltese. Ma cosa succede quando la legge crea un’area grigia, dove questo diritto sembra non trovare applicazione? È quanto emerso nel caso Alfred Grech contro l’Attorney General , deciso dalla Corte Costituzionale il 2 dicembre 2024.

Al centro della controversia c’è l’Articolo 541 del Codice Penale maltese, una disposizione che permette ai cittadini di richiedere un intervento della Corte dei Magistrati se la polizia decide di non procedere con un’indagine penale. Ma queste “challenge proceedings” sono davvero equi? Alfred Grech ha sostenuto di no, dichiarando che il suo diritto fondamentale è stato violato quando gli è stato negato di partecipare a un procedimento che ha portato la polizia a indagare su di lui.

Un’accusa respinta
Il caso nasce dalla denuncia di Anthony Xuereb contro due persone: Helen Milligan e Alfred Grech. Sebbene la polizia avesse scelto di non procedere contro Grech, Xuereb ha deciso di contestare questa scelta, ottenendo un riesame giudiziario che ha obbligato le autorità ad agire.

Grech, però, non ha accettato passivamente. Ha denunciato che queste challenge proceedings, che si sono svolte senza la sua partecipazione, abbiano violato il suo diritto a un processo equo. “Non ho avuto la possibilità di difendermi in un procedimento che ha avuto un impatto diretto sulla mia vita”  – questa, in sintesi, la sua posizione.

La Corte Civile di Prima Istanza ha rigettato le sue lamentele nel 2022, affermando che tali procedimenti non determinano la colpevolezza o innocenza dell’individuo, ma si limitano a verificare se esistano prove sufficienti per procedere con un’indagine. La Corte ha anche chiarito che i diritti di Grech sarebbero stati pienamente rispettati in un eventuale processo penale.

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Il verdetto finale della Corte Costituzionale
Grech non si è fermato e ha presentato appello. Tuttavia, la Corte Costituzionale ha confermato il verdetto precedente. I giudici – Chief Justice Mark Chetcuti, Mr Justice Giannino Caruana Demajo e Mr Justice Anthony Ellul – hanno chiarito che le challenge proceedings sono di natura amministrativa e non penale. “Questi procedimenti non stabiliscono colpevolezza o innocenza; valutano solo se esiste un caso prima facie per procedere”  ha dichiarato la Corte.

Anche la questione delle arringhe orali non registrate è stata analizzata. Grech aveva sostenuto che ciò avesse compromesso la trasparenza e l’equità del procedimento. Ma la Corte ha ribattuto che entrambe le parti avevano avuto l’opportunità di presentare argomentazioni scritte e orali, e che ciò garantiva la parità delle armi tra le parti. “Non è stato dimostrato alcuno svantaggio sostanziale”  ha aggiunto la Corte.

Infine, Grech ha criticato la sua esclusione dal procedimento stesso. La Corte, pur ribadendo che non esiste un diritto legale alla partecipazione in queste situazioni, ha sottolineato che permettere la presenza dell’individuo interessato non avrebbe compromesso il processo.

Un precedente destinato a fare scuola
Con questa sentenza, definitiva e non appellabile, la Corte Costituzionale ha tracciato un confine netto: le challenge proceedings sono strumenti per verificare l’operato della polizia, non per determinare colpevolezza o innocenza. Tuttavia, il suggerimento della Corte sull’opportunità di includere gli interessati in tali procedimenti potrebbe aprire il dibattito per futuri cambiamenti legislativi.

Foto: [Archivio Times of Malta]

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