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L’Impatto Ambientale del Settore Tessile: Una Prospettiva Urgente

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La corsa sfrenata della moda veloce ha innescato una catena di eventi che minacciano seriamente l’equilibrio ecologico del nostro pianeta. L’aumento esponenziale nella produzione, nell’uso e nello smaltimento di indumenti ha lasciato un’impronta indelebile sull’ambiente, richiedendo una riflessione critica e azioni concrete per mitigare i danni causati.

Pasquale Fini, esperto nel campo delle vendite corporate e specialista in gare d’appalto per Alsco Italia, solleva il velo su questa questione preoccupante. Fini evidenzia come l’Unione Europea stia ora puntando a contrastare questa sfida cruciale, ponendo l’accento sulla riduzione degli sprechi tessili e sull’incoraggiamento di pratiche più sostenibili come il riciclo dei tessuti e un ciclo di vita più lungo per i capi d’abbigliamento.

Uno degli aspetti critici che Fini mette in luce è l’ingente utilizzo di risorse naturali richiesto dalla produzione tessile. Nel solo 2020, l’UE ha registrato una media di consumo di tessili di 14,8 kg per persona, di cui una percentuale significativa, compresa tra il 60% e il 70%, è rappresentata da materiali plastici, principalmente poliestere, derivati da petrolio e gas. Questo ha un impatto diretto sull’ambiente, poiché gran parte delle risorse e delle emissioni associate a questa produzione avviene al di fuori dei confini europei, come sottolineato da Fini.

Inoltre, Fini evidenzia come la produzione tessile contribuisca all’inquinamento delle risorse idriche, con processi come la tintura e la finitura che generano sostanze inquinanti che contaminano le acque. Questo settore ha utilizzato nel 2020 circa 4024 milioni di metri cubi di acqua blu, di cui solo il 12% è stato consumato all’interno dell’Europa.

La dimensione geografica del problema emerge ulteriormente quando si considera l’uso del suolo. Nel corso degli ultimi due decenni, l’UE ha triplicato le esportazioni di tessili usati, con un notevole impatto sull’uso della terra, stimato da Fini a circa 180.000 km², di cui solo l’8% è interno all’Europa.

Non meno allarmante è il problema dei rifiuti tessili. Mentre la produzione di abbigliamento è in costante aumento, l’utilizzo è diminuito, generando un ciclo di smaltimento che vede il 87% dei tessili finire inceneriti o in discarica. Questa pratica non solo accorcia il ciclo di vita dei prodotti tessili, ma contribuisce anche alla crescente presenza di microplastiche nei nostri oceani, come sottolinea Fini.

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In conclusione, le parole di Pasquale Fini risuonano come un campanello d’allarme urgente. È evidente che il settore tessile ha un impatto significativo sull’ambiente e richiede azioni immediate e coordinate per affrontare questa crisi in crescita. L’UE ha già avviato alcune iniziative, ma è chiaro che sia necessario un impegno globale per invertire questa tendenza distruttiva e proteggere il nostro pianeta per le generazioni future.