Connect with us

Tecnologia

Siamo davvero pronti per il mondo dell’AI?

Published

on

L’inarrestabile avanzata dell’Intelligenza Artificiale (AI) ha portato con sé una combinazione esplosiva di entusiasmo e paura. L’AI si espande, travolge, cambia tutto quello che conosciamo. Ma siamo davvero pronti ad affrontare il mondo che sta emergendo?

Il celebre Turing Test – o, come lo chiamava il genio enigmatico Alan Turing nel 1950, “Imitation Game” – fu progettato per rispondere a una domanda provocatoria: una macchina può davvero comportarsi come un essere umano? La risposta, oggi, sembra sempre più vicina. “Un comportamento intelligente indistinguibile da quello umano”  è ormai più di una teoria, sta diventando realtà.

Tuttavia, quello che una volta era solo un esperimento filosofico si è trasformato in una sfida concreta che scuote le fondamenta della nostra società. Se prima era solo un’idea, ora è il futuro, e molti si chiedono: “Siamo pronti a convivere con l’AI o sarà l’AI a sostituirci?”

Il timore più grande: perdere il lavoro

Fin dal 1930, l’economista John Maynard Keynes aveva predetto ciò che oggi è sulla bocca di tutti: il rischio della “disoccupazione tecnologica”. La tecnologia, allora come oggi, avanza e minaccia di strappare il lavoro dalle mani degli esseri umani. I progressi recenti in digitalizzazione, automazione e la rivoluzione portata da strumenti come ChatGPT  non fanno che alimentare queste paure.

Un’indagine del 2023 del celebre Boston Consulting Group (BCG) ha rivelato che un terzo dei 12.000 lavoratori intervistati in tutto il mondo teme la sostituzione del proprio lavoro con l’AI. In particolare, chi si trova in ruoli di front-office si sente minacciato dall’idea che presto il proprio ruolo possa diventare superfluo.

Advertisement

Un futuro inevitabile?

L’AI si è insinuata nei nostri uffici e nei nostri processi quotidiani. Lo ha fatto senza chiedere permesso, portando con sé efficienza, precisione, e sì, anche una buona dose di timore. Ma possiamo davvero biasimare le aziende per aver abbracciato questa rivoluzione tecnologica? Come sottolinea The Economist“le discussioni sull’AI spesso si perdono in dibattiti ipotetici su perdite di posti di lavoro o sulla coscienza” . Forse è il momento di guardare alla realtà: l’AI è qui per rimanere, e nessuno può permettersi di ignorarla.

Le domande cruciali

Mi chiedo, due sono le domande che più di altre mi perseguitano:

  1. Quali competenze dobbiamo sviluppare oggi per rimanere rilevanti in un mondo che potrebbe presto preferire l’AI agli esseri umani?
  2. Sono davvero pronto a lavorare fianco a fianco con un collega virtuale?

La verità è che il futuro delle competenze lavorative si gioca proprio qui: non nel combattere contro l’AI, ma nell’apprendere come sfruttarne appieno le potenzialità, trasformando la minaccia in un’opportunità.

Le competenze del futuro (e del presente)

Compiti monotoni e ripetitivi? Presto saranno solo un ricordo del passato. Grazie all’AI, possiamo liberarci di quelle attività che ci consumano ore e pazienza, per dedicarci a ciò che gli algoritmi non possono fare: il problem-solving, l’innovazione, il pensiero critico. “La promessa dell’AI è quella di lasciarci concentrare su ciò che ci rende umani, liberandoci dalla schiavitù del quotidiano” .

Per chi non ha paura, il futuro del lavoro è un luogo in cui l’AI lavora instancabilmente accanto a noi, trasformando i nostri lunedì mattina in giornate in cui la creatività e l’innovazione trionfano. “Proprio come il mitico cavallo di Troia, possiamo insinuarci in questa nuova arena lavorativa, armati di competenze come leadership, pianificazione strategica e pensiero innovativo.”

Advertisement

Buongiorno, colleghi digitali!

Non si tratta di fantascienza, ma di una realtà sempre più vicina. Alcune aziende stanno già lavorando con “colleghi digitali” e il quotidiano londinese The Guardian ci racconta la storia di Sarah Franklin, CEO di Lattice, che ha annunciato un piano rivoluzionario: dal 9 luglio 2024, la sua azienda tratterà i lavoratori digitali allo stesso modo dei dipendenti umani , con record ufficiali, obiettivi, formazione e persino supervisori dedicati.

La reazione online è stata talmente forte da costringere Franklin a sospendere il progetto dopo soli tre giorni, ma la domanda resta: “Quanto siamo pronti a festeggiare con una torta di compleanno digitale il prossimo collega AI?”

Conclusione

Nel panorama digitale di oggi, in continua trasformazione, le aziende sono costrette a trovare soluzioni sempre più innovative per sopravvivere. E l’AI, in questo contesto, non è solo un’opzione, ma un fattore chiave. I “lavoratori digitali” sono destinati a diventare parte integrante della forza lavoro, e non possiamo far altro che prepararci a collaborare con loro.

Come ci ricorda The Economist“le tecnologie [AI] tendono a diffondersi in modi meno drammatici, task dopo task piuttosto che ruolo dopo ruolo. Prima che le macchine sostituiscano le persone, cambiano la natura del lavoro che esse fanno.”

“Buongiorno, colleghi digitali. Vedo che siete stati operativi tutto il weekend, a differenza di me. Peccato! Forse conoscete i risultati della partita del Leeds, ma non potete capire la gioia pura di vederla dal vivo!”

Advertisement

Foto: [Archivio Times of Malta]

Continue Reading