Nel cuore delle elezioni americane, qualcosa di inedito sta prendendo piede: gli influencer, veri protagonisti di questa campagna elettorale. Da Oprah Winfrey a Elon Musk, personaggi di spicco stanno giocando un ruolo chiave, ridefinendo il modo in cui i candidati interagiscono con il pubblico. Ma non è tutto: la tecnologia, con strumenti sempre più avanzati, sta rivoluzionando il panorama politico, e il suo impatto sarà difficile da ignorare nei prossimi anni.
Nel 2007, Ségolène Royal, candidata socialista alle presidenziali francesi, provò a riscrivere le regole. Chiese ai suoi sostenitori di inviare suggerimenti politici attraverso il suo sito web, promettendo che “tutta la Francia sarebbe stata presidente
” in caso di vittoria. Il piano funzionò durante le primarie, ma si scontrò con problemi tecnici e una mancanza di coerenza nelle elezioni generali. Royal perse terreno e identità. Dall’altra parte, Nicolas Sarkozy adottò una strategia più mirata: mise le sue proposte al voto online, apparendo sia deciso che aperto al dialogo. Fu anche il primo a utilizzare GIF e meme come parte integrante della sua campagna.
Quell’anno segnò anche l’inizio della rivoluzione di Barack Obama. Contro ogni aspettativa, sfidò e batté Hillary Clinton, testando le sue idee direttamente con il pubblico e mobilitando un esercito di volontari ispirati. Questi non ricevevano semplicemente direttive, ma venivano incoraggiati a plasmare una propria visione dell’America, basandosi sul messaggio di Obama.
Oggi, quella che allora sembrava una novità è diventata una norma. Donald Trump, Kamala Harris e persino candidati di terze parti hanno affinato queste tecniche, utilizzando influencer e tecnologie avanzate per conquistare il pubblico. Il vero vincitore di queste elezioni non è solo chi ottiene più voti, ma chi riesce a riscrivere le regole del gioco.
Questa campagna elettorale potrebbe essere ricordata come un momento decisivo, non solo per chi ha vinto o perso, ma per le tecnologie e le strategie che hanno plasmato il dibattito. Come dimostrano le esperienze di Royal e Sarkozy, anche le campagne perdenti possono influenzare il futuro se trovano modi innovativi per superare le loro difficoltà.
Tra le novità più significative ci sono i bot e gli influencer, strumenti ormai centrali per modellare il discorso politico. I bot sono stati utilizzati per simulare dialoghi con i candidati, una tattica adottata massicciamente dalla campagna di Biden per mitigare i rischi legati a un confronto diretto. “I robot hanno simulato l’impegno di un candidato il cui coinvolgimento diretto era rischioso”, spiega un analista politico. Ma questi strumenti rappresentano anche una manna per le campagne meno finanziate, offrendo una presenza digitale laddove mancano volontari in carne e ossa.
Accanto ai bot, gli influencer hanno acquisito uno status che un tempo apparteneva solo ai media tradizionali. Accreditati alle convention dei partiti, hanno condotto interviste approfondite con i candidati, cercando di umanizzarli agli occhi di specifiche comunità. Il risultato? Un linguaggio più diretto, spesso volgare, che riflette l’era di Trump e sposta il focus dal programma politico alla personalità del candidato.
Ma non finisce qui. La realtà aumentata e i video falsi hanno fatto il loro ingresso sulla scena politica, portando le campagne a un nuovo livello. Anche se i deepfake non sono ancora stati ampiamente utilizzati, potrebbero essere dietro l’angolo. Nel frattempo, i sostenitori di Trump hanno compensato con una pioggia di meme virali, inclusi video ironici su frasi bizzarre del candidato, come il famigerato “Stanno mangiando i gatti
“.
E la realtà virtuale? Non è ancora entrata nel vivo, ma potrebbe diventare il prossimo strumento rivoluzionario. “Non passerà molto tempo prima che le tecnologie multisensoriali, nate per altri scopi, vengano utilizzate per creare esperienze elettorali immersive”
, predice un esperto. L’obiettivo? Promettere paradisi irraggiungibili e trovare colpevoli per ogni problema, come la politica sa fare da sempre.
Foto: AFP