La nostra economia sta cambiando, e con essa il modo in cui dobbiamo pensare alle risorse umane. Per troppo tempo, le aziende hanno visto l’HR come un semplice centro operativo, un reparto che si occupa di buste paga e turnover. Ma questa mentalità non basta più. Vogliamo davvero continuare a spegnere incendi senza mai affrontare il problema alla radice?
La realtà è che molte aziende, grandi o piccole, non trovano il tempo o le risorse per trasformare le risorse umane in una leva strategica. E le microimprese, con meno di 10 dipendenti, non possono permettersi di investire in HR in modo significativo. Ma questa non è una scusa per rimanere bloccati nel passato. C’è un nuovo paradigma da abbracciare.
Non abbiamo bisogno di un esercito di nuovi lavoratori per far crescere la nostra economia. La vera crescita si trova nell’aumentare il valore aggiunto per persona. Eppure, i dati su questo indicatore cruciale sono scarsi, e basati su presupposti che potrebbero essere sbagliati. È qui che dobbiamo fare di più.
Per iniziare, è necessario misurare il valore della produzione in ogni settore e identificare come incrementarlo. Questo sposta automaticamente la funzione HR su un piano superiore. Non si tratta più di ridurre i costi, ma di aumentare la produttività.
Il settore pubblico, da parte sua, deve dare l’esempio smettendo di drenare talenti dal mercato privato.
“Temo che non siamo pronti per la prossima ondata di cambiamenti”
, afferma l’autore. Parlare con i datori di lavoro rivela una preoccupante mancanza di visione: la loro soluzione principale alla carenza di personale è allentare i permessi di lavoro per i cittadini di paesi terzi. Questo approccio, incentrato solo sul taglio dei costi, ignora le conseguenze sociali più ampie.
Ma torniamo alla questione centrale: non serve aumentare la forza lavoro per far crescere l’economia. Il settore privato, se motivato da nuove opportunità, può creare posti di lavoro autonomamente. Un esempio? Una società privata, dopo due decenni di investimenti, oggi impiega oltre 900 persone. Questo dimostra che il governo non deve più incentivare l’occupazione come in passato. Deve invece promuovere una maggiore produttività per dipendente.
Il settore privato deve assumersi la responsabilità di sviluppare le proprie risorse umane. Performance management, sviluppo delle competenze, equilibrio tra lavoro e vita privata
— questi non sono più optional. Ogni azienda dovrebbe aspirare a diventare un “datore di lavoro ideale” per attrarre e trattenere i migliori talenti.
Ma c’è un’ombra all’orizzonte: l’innovazione tecnologica, guidata dall’intelligenza artificiale, insieme a cambiamenti sociali e ambientali, metterà alla prova la nostra capacità di adattamento. Se non riformiamo il nostro approccio alle risorse umane, sia a livello aziendale che nazionale, non riusciremo a cavalcare questa nuova ondata.
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