Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha scosso l’amministrazione federale con un gesto che ha lasciato tutti a bocca aperta: ha licenziato Paul Martin, l’ispettore generale di USAID, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale. Un colpo durissimo, avvenuto dopo la pubblicazione di un rapporto che metteva in luce le gravi falle nella gestione degli aiuti esteri, e il rischio di uno spreco abnorme di risorse.
Ma la cosa più sconvolgente? Il motivo del licenziamento sembra essere legato proprio al contenuto di quel rapporto: Martin aveva messo in guardia contro il rischio che oltre 489 milioni di dollari in aiuti alimentari venissero perduti, a causa del congelamento degli aiuti e delle restrizioni imposte dall’amministrazione Trump. Il suo ufficio aveva scritto che le riduzioni di personale, “insieme all’incertezza sugli aiuti esteri e sulla comunicazione con gli attuatori,” avevano messo a repentaglio l’intera capacità di USAID di distribuire e proteggere gli aiuti destinati a milioni di persone in tutto il mondo.
La Casa Bianca ha mandato a Martin un’e-mail di due righe, martedì scorso, in cui gli comunicava che il suo incarico era stato “terminato con effetto immediato” – senza una sola spiegazione. Un gesto che si inserisce in un più ampio piano di attacco lanciato dal presidente contro gli organismi chiave del governo federale, e che ha visto Trump licenziare ben 18 ispettori generali fino a oggi. Nonostante questo, Martin era riuscito a mantenere la sua posizione, essendo stato nominato dal predecessore Joe Biden. Ora, con l’inizio del suo secondo mandato, Trump ha dato il via a una crociata guidata dal suo principale finanziatore, il miliardario Elon Musk, per smantellare o ridurre drasticamente l’intero apparato burocratico federale.
E dove si concentrano i suoi colpi? Proprio su USAID, l’agenzia che gestisce un budget di 42,8 miliardi di dollari e che, con i suoi programmi di salute e emergenza, è una delle principali forze degli Stati Uniti nel mondo per la distribuzione degli aiuti umanitari. Ma sotto la guida di Trump, USAID ha visto un’emorragia di personale, riducendo il numero di dipendenti da 10.000 a soli 300, mentre migliaia di lavoratori internazionali sono stati richiamati negli Stati Uniti.
La decisione di Trump ha sollevato un’ondata di proteste, soprattutto tra i sindacati. In risposta a queste manovre, un giudice federale ha sospeso l’ordine che prevedeva il licenziamento di 2.200 dipendenti di USAID, previsto per il weekend. E i democratici, come prevedibile, si sono scagliati contro il presidente, sostenendo che sia “incostituzionale” per Trump procedere alla chiusura di agenzie federali senza il consenso del Congresso.
Foto: AFP