Un gruppo di rifugiati siriani, con i volti segnati dalla fatica e dalla speranza, si prepara a lasciare il Libano, caricando camion con tutto ciò che è rimasto delle loro vite. Il loro obiettivo? Tornare in una Siria che, dopo la caduta di Bashar al-Assad, vuole rinascere dalle sue ceneri.
Mohammad al-Bashir, nominato primo ministro transitorio dai ribelli, non ha dubbi: è il momento di richiamare i milioni di siriani che hanno cercato rifugio altrove. In un’intervista al Corriere della Sera, al-Bashir ha dichiarato con forza: “Il nostro Paese ha riconquistato la sua dignità e il suo orgoglio. Tornate. Dobbiamo ricostruire, rinascere, e abbiamo bisogno di tutti voi.”
Parole cariche di speranza, ma anche di responsabilità, mentre la Siria affronta il compito titanico di guarire le ferite di una guerra lunga quasi 14 anni, che ha lasciato 500.000 morti e milioni di sfollati.
Secondo al-Bashir, la presenza di coloro che hanno abbandonato la patria sarà fondamentale per il futuro: “Il loro capitale umano, la loro esperienza, permetteranno al Paese di fiorire.”
L’appello del premier, però, arriva in un contesto ancora instabile, con la caduta di Assad che ha lasciato spazio a numerosi interrogativi su ciò che attende le minoranze religiose e le diverse comunità del Paese.
Hayat Tahrir al-Sham, il gruppo islamista che ha guidato l’offensiva ribelle, si è affrettato a rassicurare le minoranze sul fatto che saranno protette. Ma restano dubbi e timori. La comunità cristiana, che per anni aveva sostenuto Assad vedendo in lui un difensore contro l’estremismo, si trova ora in attesa di capire quale futuro l’attende.
Papa Francesco ha voluto lanciare un messaggio di pace e riconciliazione, rivolgendosi a tutte le religioni della Siria. “Prego affinché il popolo siriano possa vivere in pace e sicurezza nella loro amata terra, e che le diverse religioni possano camminare insieme in amicizia e rispetto reciproco”
ha detto durante l’udienza generale al Vaticano.
Al-Bashir ha affrontato anche il delicato tema dell’immagine dell’Islam nel mondo, spiegando: “Il comportamento sbagliato di alcuni gruppi islamisti ha portato molti, soprattutto in Occidente, ad associare i musulmani al terrorismo e l’Islam all’estremismo. Il vero significato dell’Islam, che è ‘religione di giustizia’, è stato distorto. È proprio per questa giustizia che garantiremo i diritti di tutti, senza distinzioni di setta o comunità.”
La caduta di Assad, avvenuta grazie a un’offensiva lampo mentre i suoi principali alleati – Russia, Iran ed Hezbollah – affrontavano altre crisi e sfide militari, segna la fine di un’epoca di brutalità. Ma il cammino verso la rinascita è appena iniziato. “Non abbiamo problemi con nessuno che abbia mantenuto le distanze dal regime sanguinario di Assad”
ha concluso al-Bashir, mandando un segnale di apertura sia ai siriani sia alla comunità internazionale.
Foto: [Archivio Times Of Malta]