
Nelson Mandela. Foto: Shutterstock
Ieri, le autorità sudafricane hanno dichiarato che una controversa asta newyorkese di cimeli di Nelson Mandela è stata sospesa dopo che il governo si è mosso per bloccarla.
Gli oggetti, tra cui la carta d’identità del defunto leader anti-apartheid e alcune delle sue iconiche camicie, erano stati messi in vendita da una casa d’aste statunitense che lavorava con la figlia di Mandela, Makaziwe.
La vendita avrebbe dovuto aver luogo a fine febbraio, ma la South African Heritage Resources Agency (SAHRA) ha dichiarato che la casa d’aste Guernsey’s ha deciso di sospenderla in seguito a discussioni.
“La sospensione dell’asta è un approccio responsabile e attento”, ha dichiarato l’agenzia.
“Permette di concludere i procedimenti legali in corso e offre alla SAHRA l’opportunità di perseguire il suo obiettivo di preservare il patrimonio culturale della nostra nazione”
All’inizio del mese il Ministero della Cultura sudafricano ha presentato un ricorso per bloccare la vendita, sostenendo che comprendeva oggetti di importanza storica e culturale.
Guernsey’s ha descritto l’asta, che dovrebbe fruttare diversi milioni di dollari, come “notevole” e “senza precedenti”.
I manufatti offerti comprendevano abiti, scritti e regali che Mandela ricevette da presidenti degli Stati Uniti, tra cui Barack Obama e Bill Clinton.
La figlia maggiore di Mandela, Makaziwe, aveva autorizzato l’evento come raccolta fondi per un giardino commemorativo da costruire accanto al luogo di riposo del padre nel villaggio di Qunu, ha dichiarato Guernsey.
“Questa asta è stata sospesa”, si leggeva martedì in un messaggio sul sito web della casa d’aste.
Inizialmente pubblicizzata nel 2021, l’asta era già stata sospesa una volta nel 2022 dopo che la SAHRA aveva lanciato un primo tentativo di recuperare il controllo su alcuni degli oggetti.
Ma i giudici sudafricani hanno respinto le preoccupazioni dell’agenzia, dando il via libera alla vendita lo scorso dicembre.
La SAHRA e il Ministero della Cultura hanno presentato una richiesta di appello. La decisione è in attesa.
Il presidente di Guernsey, Arlan Ettinger, ha dichiarato all’AFP all’inizio di questo mese che i manufatti erano difficilmente di importanza culturale e storica e sarebbero probabilmente finiti “su scaffali in un armadio da qualche parte e… dimenticati” piuttosto che in un museo.