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Cina, covid: ospedali saturi mentre le cifre ufficiali rimangono basse

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Mercoledì gli ospedali e le pompe funebri cinesi hanno dovuto affrontare un’intensa pressione a causa dell’aumento dei casi di COVID-19 e della scarsità di risorse in un Paese di 1,4 miliardi di persone. Alcune fonti riportano che i crematori in diverse località della Cina siano sovraccarichi e stiano lavorando senza sosta.

Di recente la Cina ha iniziato ad abolire le rigide misure di restrizione zero-Covid, in vigore da quasi tre anni. Questo brusco cambiamento ha scatenato un’epidemia che sta rapidamente saturando gli ospedali della nazione. 

Gli esperti avvertono che il virus si sta diffondendo “in modo largamente incontrollato” nel Paese e che probabilmente sta infettando quasi un milione di persone al giorno

Tuttavia, dopo che la Commissione nazionale cinese per la salute (NHC) ha annunciato che non pubblicherà più i dati giornalieri e che per sette giorni consecutivi il Paese ha registrato zero morti, la comunità internazionale ha sollevato dubbi sui dati riportati .

Martedì la Cina ha riportato tre nuovi decessi legati al Covid, rispetto all’uno di lunedì, ma questi numeri sono incoerenti con quanto riferito dalle agenzie di pompefunebri e sono in contrasto con quanto è avvenuto in paesi molto meno popolosi alla riapertura.

Secondo quanto riferito, le pompe funebri sono piene e svolgono 200 funerali al giorno, contro i 30-50 di prima dell’apertura della Cina.

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Anche gli ospedali hanno riferito di essere “estremamente affollati“. Un autista di ambulanza, che ha parlato a condizione di anonimato, ha dichiarato: “Faccio questo lavoro da 30 anni e questa è la situazione più affollata che abbia mai conosciuto”. Il personale della farmacia del pronto soccorso ha dichiarato che “quasi tutti i pazienti hanno il COVID” e che gli ospedali non hanno farmacispecifici per il Covid, quindi si limitano a fornire medicinali per sintomi particolari.

Negli ultimi giorni diversi Paesi hanno imposto restrizioni ai viaggiatori provenienti dalla Cina, mentre la comunità internazionale continua a essere preoccupata per focolai simili. Giappone, Malesia e India hanno imposto restrizioni, mentre gli Stati Uniti starebbero valutando di fare lo stesso.

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