Incredibile, ma vero: George Baldock, l’eroe dello Sheffield United, se n’è andato per sempre. A soli 31 anni, il difensore che ha fatto sognare i tifosi dei Blades è stato trovato senza vita, lasciando tutti sotto shock.
La notizia della sua morte improvvisa ha colpito come un fulmine a ciel sereno. Quando un atleta, nel pieno della sua carriera, scompare così all’improvviso, è un colpo duro da accettare, soprattutto se si tratta di qualcuno che per sette anni ha dato tutto per il club che ami.
George Baldock non era solo un calciatore: era un simbolo di Bramall Lane, una leggenda vivente. Con la maglia degli “Blades”, ha totalizzato 219 presenze e ha contribuito in modo decisivo a ben due promozioni in Premier League. Baldock era il tipo di giocatore che lasciava tutto in campo, uno che, come amava dire, “non odiava solo perdere, ma detestava persino pareggiare
“. Il suo spirito combattivo, la sua grinta, lo avevano reso un idolo per i tifosi di ogni squadra in cui aveva giocato, guadagnandosi il soprannome di “Furious George”.
L’ho trovato triste quando, quest’estate, ha deciso di lasciare Sheffield, ma si capiva il suo desiderio di esplorare nuove sfide negli ultimi anni della sua carriera. L’offerta di unirsi al Panathinaikos era certamente una tentazione irresistibile, soprattutto per un giocatore che era riuscito a diventare internazionale greco grazie alle origini della nonna.
Appena una settimana fa, Baldock era in campo con la sua nuova squadra nel derby infuocato contro l’Olympiakos. E poi, la tragedia: è stato trovato senza vita nella piscina della sua villa dal proprietario dell’immobile, dopo che la sua fidanzata aveva lanciato l’allarme perché non riusciva a contattarlo. George lascia una compagna e una figlia piccola, rendendo questa storia già drammatica ancora più straziante.
Il mondo del calcio si è unito in un coro di omaggi per Baldock: ex club, compagni di squadra, colleghi della nazionale, associazioni calcistiche e chiunque abbia mai avuto il privilegio di conoscerlo lo hanno ricordato come una delle persone più gentili e genuine che si possano incontrare.
Non capita spesso di sentirsi così emotivamente coinvolti in una storia che riguarda qualcuno che non si è mai conosciuto di persona, ma è diverso quando quella persona ha indossato la maglia della tua squadra, settimana dopo settimana, per quasi un decennio. Finisci per sentirti come se fosse uno di famiglia.
Riposa in pace, George. Una volta Blade, per sempre Blade.
Foto: Darren Staples/AFP